Migranti, gommone affonda nel Mediterraneo e un bimbo di sei mesi muore

Aveva solo sei mesi ed è morto tra le braccia dei medici di Emergency a bordo della Open Arms. Il piccolo, Joseph, figlio di una ragazza della Guinea, era stato salvato nella tarda mattinata nel naufragio del gommone con 120 persone a bordo andato a fondo a 30 miglia dalla costa di Sabratha ma le sue condizioni erano apparse subito disperate tanto che dalla Ong spagnola era stata sollecitata un’evacuazione medica d’urgenza per portare il bimbo in ospedale. Ma i soccorsi non sono arrivati in tempo, il bimbo è morto in serata portando a sei le vittime accertate di questo naufragio annunciato, visto che già martedì 10 novembre il centralino Alarm Phone aveva rilanciato l’Sos partito dall’imbarcazione che era in mare da due giorni.

Dunque un gommone che affonda, un centinaio di migranti che finiscono in acqua. Tra loro anche alcuni bambini. E i volontari della Ong spagnola Open Arms, l’unica ormai non sotto sequestro, che si buttano in mare cercando di salvare quante più vite possibili, nel disperato tentativo di ridurre al minimo il numero dei morti.

“Ha ceduto il fondo del gommone su cui tutte queste persone viaggiavano da almeno due giorni – racconta Riccardo Gatti, presidente di Open Arms – noi abbiamo fatto il possibile ma siamo da soli con i nostri mezzi limitati, due lance rapide e sei soccorritori. Ci saranno sicuramente altri morti, quanti non lo sappiamo. Questo dimostra quanto è necessaria un’operazione congiunta a livello europeo di soccorso da parte dei governi e corridoi umanitari per ingressi sicuri”.

Una volta concluso il conteggio dei migranti, Open Arms chiederà alle autorità italiane il recupero immediato di queste sei persone e l’autorizzazione allo sbarco.
A sera la Ong, aveva 263 persone a bordo dopo un terzo intervento di soccorso per prelevare 64 persone a bordo di un altro gommone che chiedeva aiuto.

Secondo il centralino Alarm Phone, che aveva dato già ieri l’alert, ci sarebbero ancora barche a rischio in mare con a bordo 275 migranti. Venti sono ancora in mare dopo l’allerta lanciata ventiquattro ore fa.  “Abbiamo perso i contatti. Crediamo siano ancora in mare”, aggiunge l’organizzazione. E per due imbarcazioni con 75 e 100 persone in acque Sar di Malta “nessun soccorso in vista”.

E torniamo a raccontare l’ennesima tragedia di esistenze già martoriate, ferite dentro e fuori, anime sole in cerca di un destino migliore, pronte a sfidare il buio per cercare la luce, ad affrontare la morte per trovare la vita.

Quelle che abbiamo visto sono immagini drammatiche, foto che fanno rabbrividire, segnali di un mondo alla deriva. Un mondo di cui ognuno di noi fa parte, realtà di cui ognuno di noi è un po’ responsabile nel suo non voler vedere, non voler sapere, non voler pensare o intervenire.

Perché è quando giriamo la testa dall’altra parte di fronte a qualsiasi genere di violenza o sopruso che siamo, noi stessi, carnefici e oppressori, assassini senza sangue ma anche senza anima, privi di umanità, altruismo, solidarietà e fratellanza. Più che uomini,esseri allo sbando, in malora, in rovina.

Privi di così tanto da non sentire più niente neanche per noi stessi. E questa assenza di sentimenti spiega un po’ tutto, ogni tassello marcio di questo puzzle in cui viviamo.

di Stefania Lastoria

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