È sempre tempo di Resistenza

Vice Coordinatore di Redazione

Passano gli anni, si appannano i ricordi, si perdono gli ideali, ci si rifugia nell’egoismo. Ma..

 

No, non posso, non voglio scrivere un articolo standard, un ricordo di date che si ingialliscono nella memoria. Non voglio parlare del 25 aprile, della festa della liberazione, come un ritorno alla democrazia dopo decenni di dittatura, non voglio parlare del primo maggio come una festa del lavoro che unisce i popoli del mondo. Non posso, non voglio farlo.
Mi sentirei fuori della realtà, di un realtà spietata in un mondo fatto di egoismo. Dove mai come quest’anno sentimenti di solidarietà, fraternità, unità sembrano estranei al generale modo di vita.

Mi sembra oggi che non si abbia più memoria per la Resistenza, che siano morti invano i partigiani. Donne ed uomini che non pensarono a sé, ai propri interessi, alle proprie speranze. Che insieme, uniti, senza dare peso alle loro differenze, si batterono per ideali di democrazia, di libertà, di giustizia contro la ferocia nazista e fascista.
Oggi che individualismo, corruzione, malavita organizzata ci circondano.
Oggi che in tutta Europa gli egoismi diventano forze organizzate, diventano muri per respingere bambini, donne, uomini che hanno fame, che vogliono solo sopravvivere, che a noi chiedono accoglienza.

Mi sembra che abbiano lavorato invano i Padri dell’Assemblea Costituente. Che vollero il lavoro come fondamento della Repubblica. Che affidarono la sovranità al popolo, da esercitarsi nelle forme e nei limiti della Costituzione. Che per i cittadini cui siano affidate funzioni pubbliche posero il dovere di compierle con disciplina e onore.
Oggi che il lavoro è ai minimi storici dal dopoguerra. Oggi che le forme ed i limiti della Costituzione vengono stravolti da esigue maggioranze di parlamentari eletti con una legge incostituzionale. Oggi che la sovranità viene mistificata con l’affidamento agli amici dei segretari dei partiti.

Ma non possiamo, non dobbiamo ridurci a piangere lacrime su quello che non è stato, arrenderci ad un presente sconfortante.
Nel suo discorso a Varallo Sesia del 25 aprile, il Presidente della Repubblica ha detto cose che da tempo non si sentivano (e che poco sono state riprese dai media .. anche questo un segno dei tempi?)
Ha detto che la Resistenza interpretava il sentimento del paese .. “che, prima ancora che politico, veniva dalla consapevolezza della comune appartenenza al genere umano; dalla ribellione all’orrore delle stragi, delle leggi razziali e della persecuzione degli ebrei, dell’ideologia del sopruso e dell’esaltazione della morte” ..
Poi si è rivolto ai giovani:
“quella storia, quelle storie ci interpellano ancora oggi.
Ci dicono che è possibile dire no alla sopraffazione, alla violenza della guerra e del conflitto.
Ci dicono che è possibile dire no all’apatia, al cinismo, alla paura.
Ci dicono che esistono grandi ideali e sogni da realizzare per cui vale la pena battersi e che vi sono buone cause da far trionfare” ..
.. “Ecco perché è sempre tempo di Resistenza.
E’ tempo di resistenza perché guerre e violenze crudeli si manifestano ai confini d’Europa, in Mediterraneo, in Medio Oriente.
E ovunque sia tempo di martirio, di tirannia, di tragedie umanitarie che accompagnano i conflitti, lì vanno affermati i valori della Resistenza.”

Sono parole, non altro. Ma parlano di grandi ideali, di sogni da realizzare, di dire no all’apatia.
Soprattutto, che è sempre tempo di resistenza.

di Carlo Faloci