La partita per la vita

Era il 1974 e si disputava il mondiale di calcio che allora si chiamava Coppa del Mondo. La Coppa del Mondo si disputava in terra tedesca in quella Germania divisa in due tra est e ovest, il mondiale si giocava in Germania Ovest e lo vinceva in finale conto i Paesi Bassi per 2 a 1. Tutto era andato bene, i tedeschi vincendo avevano riscattato la brutta figura fatta a seguito dei tragici episodi avvenuti due anni prima alle Olimpiadi di Monaco di Baviera, nulla venne lasciato al caso, la polizia pattugliava gli stadi prima e durante ogni incontro; anche le sedi dei ritiri delle squadre nazionali vennero sorvegliate e per ogni squadra vennero prese precauzioni maniacali per ogni incontro che esse disputarono. Un clima davvero pesante in cui lo spettacolo del calcio faticava a prendere la scena.

Una partita di quel mondiale però rimase nella storia del calcio, quella tra il Brasile e lo Zaire, vinta dal Brasile per 3 a 0 a Francoforte nel Waldstadion, marcatori brasiliani furono: Jairzinho, Rivelino e Valdomiro, ma la scena in quella partita fu tutta per per il calciatore dello Zaire, Joseph Mwepu Ilunga.

Perché Joseph Mwepu Ilunga divenne il protagonista di quella partita? Tutto inizia da una punizione assegnata all’85° minuto a favore del Brasile, che ha già 3 gol di vantaggio sulla squadra africana. Una punizione da calciare poco fuori area ma si sa i giocatori Brasiliani sui calci piazzati sono fenomeni ed in particolare Rivelino, il mago delle punizioni, che di fatto si prepara a calciare.

Di fronte al giocatore giallo oro c’è un muro umano di maglie verdi a fare da barriera. L’arbitro fischia e immediatamente dal muro verde si stacca un giocatore che corre come un pazzo contro la palla ancora non calciata da Rivelino, la colpisce e la scaglia lontanissimo. I Brasiliani rimangono increduli, gli spettatori sia nello stadio che televisivi rimangono sbalorditi e l’ilarità per quel gesto inizia a diffondersi tanto che nei mesi successivi “l’africano che non sapeva le regole” è stato un leitmotiv di battute e scherzi. L’africano era Joseph Mwepu Ilunga, quel giorno con quel gesto, lui e i suoi compagni di squadra avevano vinto la loro partita per la vita.

Mwepu, viveva in un paese, la Repubblica Democratica del Congo, che dopo un colpo di stato militare propiziato dalla Cia si è trasformata in Zaire, guidata dal Colonnello Mobutu che è passato alla Storia come uno dei dittatori più sanguinari e corrotti della tormentata Africa.

La storia della prima squadra di calcio dell’Africa nera a partecipare ad un Mondiale di calcio, aveva per quella dittatura aspettative propagandistiche rilevanti. Ma le sconfitte contro la Scozia prima e contro la Jugoslavia poi avevano adirato Mobutu che con un jet privato raggiunse la Germania scortato dalle sue guardie private per un incontro a porte chiuse con la “sua” squadra di calcio e e senza mezzi termini minacciò i giocatori dicendo loro che famiglie rimaste in Africa erano ostaggio dell’esercito, e che una sconfitta contro il Brasile per più di 3 a 0 sarebbe costata la vita ai giocatori stessi e ai loro familiari, così come qualunque tentativo di fuga o di denuncia.

Quindi dopo 85 minuti di partita sul 3 a 0 quella punizione poteva essere decisiva per le loro vite e per quelle dei propri familiari. E fu i quel momento che Joseph Mwepu Ilunga, numero 2 dello Zaire, realizza che per salvare la sua vita e quella dei suoi cari da una morte sicura deve resistere per altri cinque minuti, cinque maledetti minuti e quando vede sulla palla Rivelino sa che quel pallone può essere la condanna a morte. Deve fare qualcosa e quando sente il fischio dell’arbitro si lancia con grinta e e potenza sul pallone e lo colpisce scagliandolo quanto più lontano possa fare, e lo fa.

Quel gesto che all’apparenza è folle fa rimanere spiazzati i brasiliani che ormai qualificati rallentano il gioco e al 90° il punteggio resta sul 3-0. Quella “punizione battuta al contrario” fu l’unica soluzione affinché le vite di quei calciatori e dei loro famigliari fossero salve.

La partita per la vita è stata giocata nel 1974 a Francoforte, la vinse lo Zaire pur perdendo per 3 a 0 contro il Brasile.

Joseph Ilunga Mwepu rimarrà nella storia. È morto a maggio del 2015 a 65 anni, a Kinshasa, in seguito a una lunga malattia. 

Le parole di Mwepu stesso, rilasciate nel 2002 alla BBC sono significative e rappresentano la conclusione perfetta di quell’avventura in Coppa del Mondo:

“Sono orgoglioso, e lo sarò sempre, di aver rappresentato l’Africa Nera alla Coppa del Mondo. Ma abbiamo stupidamente creduto che saremmo tornati indietro e diventati milionari. Guardatemi ora. Vivo come un vagabondo. Quando tornammo a casa i nostri contratti furono stracciati e nessuna promessa mantenuta. Mobutu diceva che avevamo riportato indietro di 20 anni la percezione del calcio in Africa… no, no… tornassi indietro, lavorerei sodo per diventare un contadino e niente di più”.

di Tommasina Guadagnuolo

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