il “BUCO” che non si vede

Finalmente si è tornati nei teatri, seppur con le dovute misure precauzionali obbligatorie a causa dell’emergenza covid, si è tornati a respirare l’aria dei teatri.

Ho scelto, per ricominciare e mettere il sedere sulla poltroncina di un teatro, lo spettacolo interpretato da Nadia Perciabosco dal titolo “il BUCO”, un monologo. Qualcuno potrebbe dire, “ma come, rivai a teatro dopo tanto tempo e scegli di vedere un monologo?”. La parola monologo potrebbe spaventare ai più, ma scorrendo gli occhi sulla locandina e leggendo che il monologo è di Roberta Calandra e la regia è di Laura De Marchi allora capisci che noioso non può essere. Attrice, autrice e regista, Nadia, Roberta e Laura e capisci subito che lo spettacolo non è relegato alla parola monologo ci deve essere qualcosa di più. Lo si capisce meglio quando vedi che il teatro dove si tiene lo spettacolo è ad Ostia, una città nella città. Ostia con la sua anima marinara e con i suoi problemi di territorio, l’esistenza di un piccolo teatro come la sala Paolo Poli rappresenta un avamposto, la prima linea della cultura.

Entrando nella Sala è come entrare in una bomboniera, dove lo spazio, pur essendo poco, è ottimizzato. Luci, regia e 60 posti a sedere. Poltroncine rigorosamente rosse e disposte su piccoli gradoni per una migliore vista. Il palcoscenico invece è a pavimento annullando il distacco tra pubblico e attore.

Alle 21 precise inizia lo spettacolo, Sul palcoscenico vedo la scenografia, cinque sedie su cui sopra vi sono appoggiati abiti, vestaglie, guantoni da boxe e scarpe.  Sullo sfondo un telo rosso verticale con un taglio (sempre verticale) al centro. La curiosità inizia a prendermi, non riesco a legare un monologo con quella scenografia. Aspetto che l’attrice entri da quella che sembra un’apertura laterale del palco e invece entra dallo stesso ingresso del pubblico e da qui inizia “il BUCO”.

Nadia è bravissima iniziando ha sempre tenuto in mano la scena senza essere monotona. Una comicità inglese mista a ironia, autoironia e a battute degne di Zelig. Inizio a capire il perché delle sedie e del telo rosso tagliato perchè Nadia inizia a fare trasformazioni con abilità e capacità, muta velocemente le proprie sembianze e si caratterizza in pochi istanti in un altro personaggio opposto al precedente ma sempre coerente con il contesto stesso del monologo. Poi saltella fuori dal palco e inizia un’interazione con la platea. Sentirsi coinvolti è bellissimo gli improvvisati contributi del pubblico a cui Nadia cercava di tirar fuori il “buco” che c’è in ognuno di noi, hanno per un momento costruito lo spettacolo. Se avesse chiesto a me avrei detto, parlando del mio “buco” che “esso è l’altro me che non si vede, è tutto e il contrario di tutto”.

Uscendo sono caduto accidentalmente, e mi è scattata la risata interna ho detto istintivamente al mio buco “ma proprio sta figuraccia mi dovevi far fare”. La sua risposta è stata “le figuracce non esistono esistono i momenti”. In quell”istante ho visto la solidarietà delle persone che erano intorno a me e che si prodigavano per assistermi e poi il messaggio questa mattina di Elisa Fantinel (ufficio stampa) in cui mi chiedeva come stavo e della stessa Nadia Perciabosco. Questo mi fa capire che ha ragione il mio “buco” (l’altro me), le figuracce non esistono quando scopri che esiste ancora chi ha un pensiero per il prossimo.

Il mio consiglio è di andare a vedere “il BUCO” fino a domenica 21 novembre preso la Sala Paolo Poli, ad Ostia, avamposto culturale di una città nella città.

di Eligio Scatolini

 

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