Dove sono i poveri di Praga?

Simone Cerulli

In un Paese in cui l’immigrazione è pressoché assente come la Repubblica Ceca, i tratti esteriori della povertà assumono connotati piuttosto diversi agli occhi di chi ben conosce le realtà delle ricche e multietniche capitali dell’Europa occidentale. Un Paese che in mezzo ai suoi compagni dell’Europa centro-orientale, Polonia e Ungheria, sorprende per maestosità, pulizia, compostezza, ordine ed efficienza. Girando per le vie della ricchissima Vienna, che ancora sembra il cuore pulsante dell’antico impero, ogni forma di povertà sembra essere stata bandita. Ma basta mettere il piede poco fuori dalle vie del centro storico, per essere colpiti dal contrasto che genera quel convivere fianco a fianco di sfrenata ricchezza e sbandata povertà. Praga, dal canto suo, non possiede né lo sfarzo né l’aspetto della ricchezza: piuttosto una dignitosa bellezza romantica e decadente. Così pieno di turisti, bancarelle, artisti di strada, quei pochi uomini che chiedono l’elemosina ai bordi delle strade, si confondono tra le attrazioni e sembrano quasi una delle tante performance offerte al pubblico ludibrio. Nella loro compostezza, nel loro costante silenzio, nel loro non guardare mai negli occhi, questi poveri nella tipica posizione inginocchiata con la fronte che tocca terra sono la metonimia del Paese intero. Niente a che vedere con le povere case di campagna e gli immensi blocchi sovietici che lambiscono l’immediato centro di Cracovia, dove ad ogni passo gruppi di due o tre uomini ubriachi, rigorosamente polacchi, chiedono soldi in qualsiasi valuta e in più di una lingua. O niente a che vedere con la vita sotterranea della metro di Budapest, vera e propria città nella città. Qui la calma, l’ordine, l’armoniosità regnano anche nelle periferie, mai veramente degradate, e il passaggio dal centro ai sobborghi è graduale. Una medietà che si rispecchia nel fatto che la Repubblica Ceca sia il Paese in Europa con il minor tasso di povertà reddituale, con un altissimo tasso di benessere dei bambini, col tasso più basso di rischio di povertà. E questo perché il reddito, benché non più alto di Paesi come gli Stati Uniti o la Francia, a gradini più bassi in queste classifiche, è redistribuito più equamente tra la popolazione. Eppure il numero di cechi che perdono il lavoro, la casa, è in crescita nell’ultimo periodo. E basta parlare con i cechi per capire che, anche se non si vedono, qui i senzatetto esistono. Questo basso profilo e questa ostentata nonchalance nascondono un mondo che spero di riuscire a scoprire nelle prossime settimane.

di Simone Cerulli

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