Inutile prendersela col Governo!

Quando le proteste (e le pretese) sono stupide e inutili           

Senza essere ipocriti, ammettiamo che lo sapevamo tutti che il virus non era stato ancora sconfitto, che dopo il grosso calo di contagi, di ricoveri e di vittime, la società era solo arrivata ad un momento di tregua nel corso della pandemia, eppure invece che cercare di prepararci per il momento in cui il virus sarebbe tornato a colpire, tutti noi singoli, abbiamo preferito riprenderci forzatamente la normalità della vecchia vita, anche quando non avremmo potuto permettercelo. Così, in spregio ad ogni logica, in barba ad ogni regola scritta, abbiamo ricominciato a “mischiarci” e ad infettarci, con la pretesa di auto-risarcirci per tutto quello cui avevamo dovuto rinunciare (davvero così tanto?). Non paghi della possibilità di un parziale ritorno alla normalità, abbiamo protestato e abbiamo anche manifestato per andare allo stadio o per i balli di coppia (ma vogliamo scherzare?), contro le sparute limitazioni rimaste, a baluardo della salute collettiva. E quando i contagi sono ripresi a crescere, ad ogni intervento del governo, abbiamo risposto con acredine ed insofferenza, quando non con la guerriglia urbana.

Eppure, quando nei paesi il cui governo non ebbe altrettanta fermezza del nostro, i contagi impazzirono superandoci nelle tristi classifiche della pandemia, eravamo contenti dei limiti che ci venivano imposti. Allora, ora cos’è successo? Abbiamo lasciato già al passato gli inni nazionali cantati sui balconi; abbiamo scordato i camion militari con le bare; abbiamo cancellato l’angoscia delle sirene delle ambulanze, che passavano continuamente lungo strade deserte; abbiamo rimosso la paura per le terapie intensive al collasso. Arrivata l’estate, liberati della possibilità di fare vacanza, abbiamo cancellato tutto, per fermarci a recriminare su quello cui avevamo dovuto rinunciare (in fondo che cosa?); con la logica del bambino viziato, abbiamo espresso insofferenza ed abbiamo via via negato quanto era successo e quanto stava ancora succedendo. E, se le ragioni dell’economia hanno avuto il loro peso, su certe concessioni governative, di certo è stata la mancanza di ragione a farci abbassare la guardia e a vivere come cicale, senza nessuna ottica nei confronti del domani.

Ora che l’esecutivo ha espresso col nuovo DPCM una stretta alle libertà e alle attività (più blanda che in altri paesi), anche i Governatori regionali più restrittivi protestano per l’eccesso di misure adottate; eppure, molte di queste arrivano perché proprio questi non hanno più ottemperato ai propri doveri localmente (visibilmente delegati loro, per smorzarne le lagnanze), quando i contagi erano bassissimi e c’era tutto il tempo prima della ripresa della pandemia. Ebbene, ora che i dati sono da perfetta premessa di un nuovo lockdown generale, invece che protestare ci sarebbe da rimboccarsi le maniche e pensare a come ovviare ai rischi, invece che farlo per aggirare i limiti. La cosa sorprendente è che oltre a chiedere tutti soldi allo Stato a debito, nessuno ha fatto proposte logiche, sensate, per riuscire a rispettare i dettami del CTS, continuando a mantenere aperte tutte le attività produttive, contrastando i contagi.

Poi, non stupiamoci se il Governo (un qualsiasi governo) prenda delle misure molto restrittive, che scontentino tutti. Ma quanto ha senso prendersela con quello? La verità è che la pandemia ha ripreso a crescere a causa delle insofferenze e, di conseguenza, hanno ripreso a crescere le restrizioni per limitarla; ma di questo, la colpa è principalmente della collettività, nella singolarità delle scelte, perché tutti pretendiamo che se c’è un limite, questo dev’essere per gli altri, ma mai per sé stessi. La verità è che i gestori di tutte le attività avrebbero dovuto essere schierati assieme a far rispettare i divieti, invece di derogarvi “per tenersi buono il cliente” e non farlo andare dalla concorrenza. La verità è che lo Stato non avrebbe dovuto mai tagliare i fondi alla sanità pubblica (prima barriera) e al trasporto pubblico (per mezzi non stracolmi), per compensare ai buchi di bilancio dovuti all’evasione fiscale.

La verità è che l’attuale opposizione non è mai stata responsabile e, invece che il giusto appoggio in questa crisi, ha dato al Governo sempre battaglia contro ogni scelta, anche sensata, per raggranellare il voto degli insofferenti, spesso costringendolo a scelte criticabili, pur di non trovarsi contro il paese: è come se all’indomani del rapimento di Aldo Moro, il PCI avesse continuamente minacciato di schierarsi con le Brigate Rosse. A questo punto, non c’è più da protestare per il plexiglass, le mascherine, gli orari di chiusura, la didattica a distanza, la chiusura delle palestre, i coprifuoco, perché se questo Governo (o qualsiasi governo), è arrivato ad imporre tutto ciò, non è stato per una sua deliberata scelta, ma perché obbligato dalla situazione. E, invece che criticare chi imponga certi obblighi, dovremmo prendercela con noi stessi, perché sono stati i nostri comportamenti, le nostre scelte, che li ha imposti.

Se, con le informazioni utili che ci sono arrivate da tutte le parti, avessimo pensato ad essere il più possibile attenti e responsabili, questo Governo (qualsiasi governo) non avrebbe mai dovuto deliberare alcun limite: l’igiene, l’accortezza e la consapevolezza del pericolo, da parte di tutti, avrebbero potuto permettere un migliore contenimento della pandemia, più di qualsiasi decreto. Invece che prendercela col Governo (con qualsiasi governo), dovremmo pensare ad aiutarlo a far fronte a quest’emergenza; invece che stare sempre a pretendere un aiuto dallo Stato, dovremmo sempre provare prima a farcela da soli, lasciando a questo la priorità di operare verso gli ultimi, coloro che non ce la possono fare. Magari, se invece di criticare agissimo (bene), potremmo scoprire che le cose migliorerebbero.

di Maria Guido Faloci

Print Friendly, PDF & Email