Democrazia serva dei potenti

Claudio Caldarelli Direttore Responsabile

“Ora che il governo della Repubblica è caduto nel pieno arbitrio di pochi prepotenti, re e tetrarchi sono divenuti vassalli loro, a loro popoli e nazioni pagano tributi: noi altri tutti, valorosi, valenti, nobili e plebei, non fummo che volgo, senza considerazione, senza autorità, schiavi di coloro cui faremmo paura sol che la Repubblica esistesse davvero. Ma chi, chi se un uomo, può ammettere che essi sprofondino nelle ricchezze e che sperperino nel costruire sul mare e nel livellare i monti, e che a noi manchi il necessario per vivere? Che essi si vadan costruendo case su case l’una appresso all’altra e che noi non si abbia in nessun angolo un tetto per la nostra famiglia?
Per quanto comprino dipinti, statue, vasellame cesellato, per quanto abbattano edifici appena costruiti per ricostruire altri, insomma per quanto dilapidino e maltrattino il denaro pubblico in tutti i modi pure non riescono a esaurire la loro ricchezza con i loro infiniti capricci. Per noi la miseria in casa, i debiti fuori, triste l’oggi, spaventoso il domani. Che abbiano, insomma, se non l’infelicità del vivere?” Lucio Sergio Catilina pronunciò queste parole il primo giugno del 64 a.c.. Un discorso per l’elezione dei consoli, in cui Catilina fu sconfitto con gli imbrogli come era accaduto in precedenza.
Massimo Fini in un articolo apparso su il Fatto Quotidiano, scrive che dopo gli ennesimi brogli elettorali, si decise di prendere le armi. Parole, quelle di Catilina, che sono di una attualità straordinaria, per l’intero mondo globalizzato. “ Sembra che Catilina abbia letto i Panama Papers: ci sono tutti i personaggi cui Catilina allude; i governanti di tutti i regimi, dittatoriali, autoritari, semiautoritari, democratici, i loro famigliari, i loro vassalli e l’inesausta fauna dei predatori economici e finanziari, internazionali e nazionali, quasi sempre legati ai primi, a loro volta circondati da corti, posseduti, pur già ricchissimi dall’eterna smania di arricchirsi ancora di più ai danni di coloro che Catilina chiama “volgo”, cioè noi, i “cittadini comuni”.
Nelle carte scoperte a Panama, dal Consorzio dei Giornalisti Investigativi, si sono tanti nomi, ma non sono tutti. C’è ne sonno ancora migliaia, quelli noti, sono solo la punta di un iceberg contenuti nello studio legale Mossack Fonseca, uno dei tanti organismi che operano nei cosiddetti paradisi fiscali.
Le affinità con il discorso di Catilina ci sono tutte, c’è la guerra, come quella in Iraq, fatta per distruggere e poi organizzare gli affari con la ricostruzione. Ci sono le spese folli delle opere inutili per poter rubare sul denaro pubblico. E poi c’è il popolo sempre più povero. Il potere genera potere e quindi è in grado di infamare nei secoli e distorcere la storia, in modo che i giusti, siano nell’immaginario collettivo, i disonesti. Catilina diceva “mi sono assunto, com’è mio costume, la causa generale dei disgraziati”. I suoi tentativi fallirono, fu sconfitto e morì nella battaglia di Pistoia nel 62 a.c. A roma fallirono anche Caligola e Nerone e tutti e tre saranno infamati nei secoli a venire. Il metodo della mafia, che getta infamia e fango e costruisce la negazione della onestà, perché quando arriva la smentita, nessuno la memorizza e rimane l’infamia.
In Russia, scrive Fini, il popolo ha provato a riscattarsi da solo, ma le cose non sono andate megli. Le rivolte contadine del ‘600 e ‘700 guidate da Stenka Razin e da Pugacev, furono soffocate dagli Zar e nell’800 in occidente, furono soffocate nel sangue le rivolte luddiste, i quali avevano intuito che le macchine avrebbero tolto loro il lavoro e soprattutto la dignità del lavoro.
Ma da noi c’è la democrazia, che significa “governo del popolo”, ma il popolo non governa mai, anzi viene spinto sempre più ad astenersi e non partecipare. La democrazia di nome, ma non di fatto, consuma le ricchezze e le sperpera in nome di un popolo che non ha più la sanità. Le grandi faraoniche opere inutili, tolgono ricchezza alla scuola, ai trasporti, alle pensioni. Un dato impressionante dell’Inps, dice che in Italia si pagano circa 18 milioni di pensioni, ma il 63% sono sotto i 700 euro, cioè sotto la soglia di povertà. Eppure il governo, che si dice democratico, non trova i soldi per aumentare le pensioni, ma trova i soldi per le opere inutili.
“Ma ogni volta che il popolo cerca di prendersi direttamente ciò che gli spetta i movimenti che lo appoggiano vengono bollati come populisti, come accade attualmente in Europa e in Italia. Sudditi siamo e tali dobbiamo restare. E allora nel discorso di Catilina sostituiamo il termine Repubblica con quello di Democrazia il finale suona così: Noi altri tutti, valorosi, valenti, nobili e plebei, non siamo che volgo, senza considerazione, senza autorità, schiavi di coloro cui faremmo paura sol che la Democrazia esistesse davvero”.

di Claudio Caldarelli

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