Il nostro qualcuno, il nostro qualcosa

Il prossimo 24 settembre si terranno in Germania le elezioni federali.
Da esse, di chiunque sia la vittoria (quasi certamente di Angela Merkel nei confronti di Martin Schultz, in ogni caso poco cambierebbe) si avrà finalmente per qualche tempo un assetto più stabile, nella politica dell’Unione Europea.

In effetti, Francia e Germania, con l’autoesclusione della Gran Bretagna e con l’isolamento, voluto o subito, della Russia di Putin, disporranno di “leadership” stabile (anche se il consenso francese per Emmanuel Macron sembra essere in caduta) che certamente darà le linee della nuova politica europea.

C‘è da sperare che per qualcosa si abbiano indirizzi più comunitari (in particolare sulla politica per i migranti, sulla coesione dei sistemi di sicurezza e dei sistemi fiscali, sugli indirizzi per il lavoro del futuro).
Ma non c’è da illudersi che la ferrea mano della finanza permetta una più giusta distribuzione della ricchezza. Nei paesi dell’Unione, come del resto in tutto il mondo, la crisi è in fase di superamento per il mondo dell’impresa, ma lo è molto meno per la disoccupazione. E la povertà continua ad aumentare, con i ricchi sempre più ricchi e i poveri più poveri.
L’Europa dell’asse Parigi-Berlino si troverà con i parenti poveri che chiederanno sconti, come l’Italia, che si presenterà con nuovi record sull’indebitamento pubblico, in agosto a 2281 miliardi di euro, con una crescita tendenziale di 20 miliardi al mese.
Ed è possibile anche che si pensi ad un percorso a due velocità per i paesi dell’Unione, ne hanno fatto cenno la Merkel e lo stesso Prodi qualche mese fa.

Anche in Italia si andrà a votare, ad ottobre in Sicilia, entro la primavera 2018 per il rinnovo del Parlamento, che sarà forse senza vitalizi, ma certamente senza una maggioranza. E, se anche se ne creasse artificiosamente una, sarà certamente senza un progetto per l’Italia del futuro. Senza un progetto credibile che tenga in conto i reali problemi del paese.

Certamente non si prospettano anni facili, con politicanti alla ricerca di un facile consenso parlando alla pancia della popolazione. Ed anche noi, in “StampaCritica”, ci siamo chiesti come presentarci per i prossimi mesi.
Dal punto di vista editoriale, potete vedere lo sforzo per una presentazione più vivace, più agevole, più moderna.
Ma anche per quanto riguarda i contenuti ci siamo chiesti come affrontare questi momenti non facili.
Ed abbiamo ricordato, nella nostra scelta, Cesare Pavese quando scrisse “La vita ha valore solo se si vive per qualcuno o per qualcosa”. Ecco, ci sembra giusto che il “qualcuno” del nostro giornale siano i lettori che condividono con noi il sottotitolo “Giornalismo indipendente-La voce degli ultimi”. Ci rivolgiamo a tutti, ma ci riferiamo a loro.
Ed il nostro “qualcosa” significa un mondo più giusto, con pari dignità per tutte le donne, per tutti gli uomini della terra.
Con lo sviluppo che si fonda sulla fratellanza, sul rispetto dell’ambiente. Non sul profitto.
Con le idee che leggiamo nella “Laudato sì” di papa Francesco. Non sul “Wall Street Journal” o sul “First America” di Trump.

Su una cosa, nei nostri scritti, vorremmo lavorare. A fare in modo che diminuisca in Italia l’analfabetismo funzionale che purtroppo ci vede ai primi posti nel mondo. Cercheremo quindi di fare in modo che la percezione di un fatto sia il più possibile il fatto stesso.

Ancora, ci sembra giusto che il nostro giornalismo indipendente non pretenda di dare scelte.
Ma che parli all’intelligenza delle persone.
Ecco, non vogliamo essere portatori di certezza, ma seminatori di dubbio.

di Claudio Cardarelli e Carlo Faloci

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