Tagli alla sanità per aumentare le spese militari

La follia di aumentare le spese militari. La follia della economia delle armi. Aumento record per bombe, carri armati, proiettili, mitragliatrici e quanto altro.

Si tagliano le spese sanitarie. Si tagliano le spese per la scuola. Si tagliano gli adeguamenti alle pensioni. Si tagliano le spese sociali.

Si vietano gli scioperi con il ricorso alla precettazione. Tutto serve al governo per far dimenticare i fallimenti del governo.

“Investire in armi è un cattivo affare per la Pace è l’economia. L’Italia cresce puntando su ambiente, istruzione e sanità”. Dice Greenpeace nel suo report sulle spese mi,orari.

Nell’ultimo decennio, la spesa per le armi nei Paesi Nato della Unione Europea, è cresciuta quattordici volte più del loro Pil (prodotto interno lordo) complessivo. In Italia la spesa militare per nuovi sistemi d’arma è passata da 2,5 miliardi di euro a 5,9 miliardi di euro.

Una scelta di militarizzazione che rischia sia di destabilizzare ulteriormente l’ordine internazionale, sia di rallentare la crescita dell’economia e dell’occupazione in Europa e in Italia. Questo denuncia il rapporto “Arming Europe” commissionato dagli uffici nazionali di Greenpeace Italia, Germania e Spagna, che rivela il minor effetto moltiplicatore delle spese militari rispetto a quello degli investimenti su ambiente, istruzione e sanità.

Nel rapporto è evidente l’enorme aumento delle spese militari e la riduzione delle spese sociali. Uno squilibrio che aumenta il divario della povertà rispetto alla già precaria condizione di 5.6 milioni di persone che vivono in regime di povertà.

La crisi economico-finanziaria che attanaglia l’Italia si ripercuote sulle famiglie, sugli studenti, sui disoccupati, sui pensionati, ma non sugli eserciti. La spesa militare è cresciuta con un ritmo senza precedenti, togliendo risorse alla spesa sociale e ambientale.

Nel periodo 2013-2023 la spesa militare in Italia è aumentata del 30%. Quella per la sanità è aumentata solo dell’11%. La spesa per l’istruzione del 3% e la spesa per la protezione ambientale del 6%.

“L’ultimo decennio è stato drammaticamente segnato dall’ aggravarsi della crisi climatica ed economica, da una pandemia e da nuovi conflitti, ma l’unica risposta del nostro governo è stata quella di aumentare la spesa militare” dichiara Sofia Basso, Research Campaigner “Climate for Peace” di Greenpeace Italia. “Da tempo chiediamo di fermare la corsa al riarmo e di investire più risorse nella lotta contro la povertà e la crisi climatica, a tutela della pace, delle persone e del pianeta. Questo studio dimostra che spendere nelle armi è un cattivo affare anche per l’economia”.

Greenpeace ha dimostrato che 1.000 milioni di euro spesi per l’acquisto di armi generano un aumento della produzione interna di soli 741 milioni di euro, mentre la stessa cifra investita per istruzione, welfare e protezione ambientale avrebbe un effetto quasi doppio.

Numeri che parlano da soli. Numeri che dimostrano come le scelte dei governi non siano dettate dal voler migliorare le condizioni sociali delle persone, ma siano dettate solo dai profitti riservati a pochi. Scelte che aggravano ogni giorno l’agia precaria condizione di famiglie che non arrivano a fine mese.

La follia delle armi, come la definisce Pap Francesco, la follia della guerra alimentata dalle armi. Ma questa follia non è solo di questo governo, ma anche dei governi precedenti: tagli alla sanità, tagli alla istruzione, tagli alle pensioni, tagli all’ambiente. 

Claudio Caldarelli – Eligio Scatolini

 

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