Di epilessia si muore?

giusy
Ilaria Cucchi ha 38 anni, due figli, amministra condomini e vive a Roma, dove è nata e cresciuta tra boy-scout e parrocchia insieme ai genitori e suo fratello. Si descrive così, alta un metro e sessanta per 48 chili, tanto simile al fratello con cui ha condiviso cene di Natale e compleanni. Il fratello, quello “famoso”. Stefano, alto più o meno quanto la sorella, ragioniere, morto in mano allo Stato.
Uno straniero che vedesse il volto di Stefano Cucchi – quel volto che tutti abbiamo imparato a conoscere in questi anni – pur senza sapere nulla sulla sua storia, sarebbe abbastanza convinto di una morte causata da percosse anche piuttosto violente. Consideriamo però che la storia di Stefano, in questi anni, grazie all’attivismo di Ilaria è tutto fuorché sconosciuta. Sappiamo della droga e sappiamo anche che Stefano il suo problema lo aveva riconosciuto e ammesso a quello Stato che lo aveva – giustamente – trattenuto perché pagasse in base a quanto previsto dalla legge. Ma uno Stato dovrebbe punire e rieducare, non uccidere e negare. Stefano Cucchi è morto per maltrattamenti, percosse, mancanza di cure. Non è morto perché era un drogato e non è morto perché rifiutò le cure: ma di questo sono convinti anche i periti incaricati dal gip di indagare sulle cause della morte di Stefano. Che non è morto per droga, no: ma, in modo “improvviso e inaspettato”, “per epilessia in un uomo con patologia epilettica di durata pluriennale, in trattamento con farmaci anti-epilettici”. L’ipotesi più attendibile circa la morte di Stefano per non c’entri nulla con le fratture riportate dal suo corpo, per quanto queste abbiano riscontri oggettivi e riconosciuti anche dagli stessi periti. E torna così Ilaria Cucchi a mostrare il corpo martoriato di Stefano: può davvero essere negato il pestaggio subito, sostenuto finora dagli stessi pm? Può essere davvero stata scritta così l’ultima parola del processo ai responsabili delle fratture – mentre a questo punto sono da considerare assolti medici e infermieri dell’ospedale Pertini?
Stefano muore ancora, ogni giorno, per le parole di uno Stato che si professa democratico e contrario, sulla carta, a barbarie e pena di morte, ma che di fatto ha fallito e fallisce ogni giorno in cui un detenuto non riceve un trattamento che non sia rieducazione, comprensione, aiuto. Ma Stefano vive ancora, ogni giorno, nelle battaglie di Ilaria e tra coloro che riconoscono da che parte sta la giustizia.
“Il suo corpo ferito a morte non si è fatto archiviare anonimo e in segreto. Urla e scuote la giustizia. Così un innocente ucciso da gendarmi arriva col suo grido a portare alla sbarra i suoi assassini. Stefano Cucchi oggi è pietra d’inciampo per i colpevoli e scudo per tutti i cittadini.” (Erri De Luca)

di Giusy Patera

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