Lettera ad un prigioniero delle proprie menzogne

Una riflessione ed un invito, per il Ministro dell’Interno          

Caro (?) Matteo, chi ti scrive è l’opposto di te, nel senso che è una persona comune che rifugge le telecamere e le dirette-social, che non cerca né facile consenso, né di tirar fuori il peggio dai propri concittadini, che al mattino si alza per lavorare sul serio, faticando davvero, invece che postare la sua ciccia su spiagge e le sue ganasce a pieno ritmo, in sagre paesane.

Caro (?) Matteo, come te io ho una qualche responsabilità nel lavoro, ben più piccola, è vero, ma affrontata con un po’ più di senso di responsabilità: dalle mie scelte, può dipendere in parte il lavoro e la vita di altri, ma in un modo blando e molto limitato; dalle tue, possono discendere delle conseguenze molto più grandi, da cui può dipendere veramente la vita e la morte di qualcuno. Non parlo solo di quei decreti che possono decidere del salvataggio o dell’annegamento di esseri umani (se tali reputi anche i negri), ma di tutte quelle scelte che chi governa è tenuto a sostenere: un taglio alla sanità, una scelta economica, una politica di sviluppo, influenzano (talvolta in modo cruciale) le vite di milioni di persone. Come diceva Caterina di Russia, i governanti non scrivono con l’inchiostro i loro atti, ma col sangue del proprio popolo e di questo, chi come te governa (o ha governato), deve tener conto.

Caro (?) Matteo, come tu ben sai (e come ben sa la tua macchina propagandistica, la Bestia) quando si è un privato cittadino, puoi postare sui social un’infinità di sciocchezze, senza grosse conseguenze, salvo qualche screzio con amici, consorti, o qualche discussione da tastiera, con degli sconosciuti, di altre idee. Ma quando si è un personaggio pubblico, ancor più un esponente delle democratiche istituzioni, questa libertà cessa, perché il senso di responsabilità dato dal ruolo impone una “misura” ed una “cautela”, ben diverse. Questi termini virgolettati, però, temo ti siano piuttosto sconosciuti, quindi ti pregherei di cercarli su un vocabolario italiano, per imparare ad applicarli e dare un miglior senso al tuo ruolo e alla tua figura.

Caro (?) Matteo, veramente mi dispiace vedere una persona come te, con le grandi (?) possibilità che avrebbe di fronte, prigioniera delle menzogne della sua macchina di perenne propaganda: non ho visto le accise sulla benzina tagliate nel primo consiglio dei Ministri; non ho ancora visto il mezzo milione di clandestini rimpatriati; non ho visto nemmeno il “prima gli italiani”, dato che sotto-sotto, la tua Lega sta di nuovo tramando una qualche forma di federalismo, che privilegi il nord (o danneggi il sud, che fa lo stesso); non ho visto nemmeno l’invasione e l’arresto degli sbarchi, dato che seppure hai rallentato, in un modo che non condivido, quelli con le ONG (l’8% del totale), fondamentalmente il flusso si era già quasi arrestato col tuo Predecessore; non ho visto (strane le tue assenze alle riunioni coi colleghi europei!) neanche la modifica del trattato Dublino-2; non ho visto nemmeno la tua medaglia, del farti processare sul caso-Paciotti, avendo tu chiesta (ed ottenuta) l’immunità parlamentare; non ho visto la lotta alla criminalità organizzata, andare avanti (anche se non mi sembra che tu ‘sta cosa l’abbia mai promessa). Oddio, di altre cose ne ho viste, ma su quelle preferirei tacere, perché dei tuoi insulti, della tua arroganza, del tuo uso molto disinvolto delle forze di polizia atte alla tua sicurezza, se non sono cose lontane dalle tue promesse, sono sicuramente cose piuttosto lontane dal ruolo che tu vorresti ricoprire: se permetti, ad uno che fa requisire striscioni e telefonini, che fa schedare i giornalisti che fanno il loro lavoro, che minaccia e insulta via social e che diserta le aule in cui dovrebbe rispondere del suo operato (di ministro e di segretario di partito), ad uno così io non me la sento di dare quei “pieni poteri” che uno stato democratico, sorto dalle ceneri di una ventennale dittatura, non può affidare a nessuno.

Caro (?) Matteo, se questa crisi da te creata, alla fine ti dovesse spodestare dal tuo ideale trono, se magari i tuoi connazionali dovessero svegliarsi dal torpore del sonno della loro ragione che ti ha generato, se improvvisamente la restituzione dei milioni dovuti dal tuo partito lo dovessero far fallire…ti propongo un altro tipo di occupazione, dalla quale potrai postare tutto ciò che farai, con la stessa gioia con cui l’hai fatto fin ora. E’ un bel lavoro, quello che tu indirettamente hai definito “una pacchia”, perché aiuta il tono muscolare, si svolge all’aria aperta e perché non vuoi che se lo accaparrino gli stranieri irregolari (giusto, prima gli italiani!): si tratta di raccogliere pomodori, angurie, arance ed ortaggi vari, o per 2-3 euro l’ora, o per 1 euro a quintale.

Con (poco) affetto, L’Etranger

Print Friendly, PDF & Email