Gli uni verso gli altri, in spirito di fratellanza

Ogni anno, in Italia, muoiono 680 mila persone. Di esse, quasi 150 mila sono anziani, con più di 60 anni. Sono 400 anziani al giorno.
Siamo davvero un problema, noi anziani. Perché graviamo sul bilancio nazionale per le pensioni e per il costo sanitario, anche se molti rinunciano a cure per mancanza di denaro.
Lo siamo al punto che Giuliano Ferrara, con un articolo su “Il Foglio, si è chiesto, con una considerazione che lui stesso definisce orrenda: “Se il coronavirus funzionasse pandemicamente come una grande scrematura, facendo fuori molti della mia età e oltre a tutte le latitudini, molti con le “patologie pregresse” nei cinque continenti eccetera, ne sortirebbe un mondo più ricco, più eguale, più libero, più produttivo” …

Siamo davvero un problema? Avevo un vecchio zio, un contadino che ad ottanta anni si arrampicò su un albero, per vedere che uccelli c’erano in un nido, che di fronte al velocissimo cambiamento della società in costumi, in pretese, in consumi, in egoismo, ci diceva sempre, lui che era passato attraverso i due conflitti mondiali del 1900: “Ci vorrebbe una guerra, perché la gente tornasse a capire quello che è giusto e quello che è inutile” …

Ci vorrebbe una guerra, ci vorrebbe una pandemia, davvero?
Temo che i risultati che verranno ancora una volta, come sempre, colpiranno i più deboli, i più poveri, gli invisibili.
Penso agli 8 mila senza casa che a Roma dormono sui cartoni, sotto i portici ed i ponti. Per loro non ci sono distanze da rispettare, mani da non stringere e da lavare con assiduità, mascherine e fazzoletti per ripararsi dal l’ambiente ..
Penso alle persone dei paesi (tanti) i cui governanti, per una malintesa salvaguardia dei bilanci, della produzione e del profitto, hanno ridotto nel recente passato le potenzialità dei sistema sanitari, ed ora hanno negato o minimizzato i rischi del coronavirus, con i ricchi che possono usufruire a pagamento delle disponibilità delle strutture sanitarie private …
Penso in particolare agli U.S.A. dove con la presidenza Trump sono state abolite le pur limitate disponibilità realizzate con Obama e stupidamente negati i rischi di una situazione endemica, anzi pandemica, e alle decine di milioni che ne subiranno le conseguenze senza poter proteggersi, visto che per un tampone sono stati richiesti più di tremila dollari.
Penso ai più di quattro miliardi di persone, donne ed uomini dell’Asia, dell’Africa, dell’America Latina che subiranno la pandemia con risorse sanitarie molto limitate. Per esse la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (Assemblea Generale dell’ONU, Parigi, 10 dicembre 1948) è ancora, un orizzonte lontano, anzi di più, solo un miraggio. Si pensi solo all’articolo 1:
“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità. Essi sono dotati di ragione ed di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.” E poi, all’articolo 25: “Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute ed il benessere proprio e della sua famiglia …

C’è un altro aspetto che le vicende legate alla pandemia hanno messo in evidenza, e cioè l’inconsistenza del contesto economico in cui viviamo. Si pensi alla follia delle speculazioni a vendere delle borse, in tutto il mondo, che ha preso come pretesto il coronavirus.
Un primo risultato è stato quello di mettere in evidenza che le quotazioni, giorno per giorno, non sono l’espressione di valutazione economiche umane, ma solo il risultato di algoritmi elettronici sulle possibili tendenze, anch’esse espressione di altri algoritmi elettronici.
Quindi niente di corrispondenza tra il reale valore di una società (in termini di capitale, di patrimonio, di produzione e di commesse) e la sua relativa quotazione in borsa.
E allora la follia che imperversa nelle borse è un gioco speculativo, e niente di più, tra gente che vende azioni che non possiede ad altri che le comprano senza avere denaro, tra gente che non ha rispetto del lavoro e della sua fatica, ma pensa solo a lucrare guadagni.
Di essi, se perdono o se vincono, niente mi interessa. Li disprezzo.
E l’aspetto pericoloso di questa follia è quello di coinvolgere piccoli risparmiatori che si fidano incautamente di investire i loro risparmi. E soprattutto, di coinvolgere e trascinare la tendenza degli “spread” nazionali, che sono un indice di indebitamento reale dei bilanci dei diversi paesi e quindi di un ulteriore peso sulle generazioni del domani. Perché, riporto il giudizio su “Il Sole 24 Ore” (Sos coronavirus, 14 marzo u.s.): “Non è più solo il coronavirus. Non è più solo il flusso di notizie a far precipitare e risalire i mercati finanziari come fossero yo-yo impazziti. Il problema ormai è anche un altro: sta cadendo quel gigantesco castello di carta finanziaria costruito in un decennio di tassi bassi, liquidità abbondante e assuefazione ai rischi”.

Tutte negatività, insomma, da questa pandemia?
Penso di no, penso che quando finirà il “io resto a casa” troveremo un paese diverso. E credo, un paese migliore.
Penso alla dedizione del personale sanitario, collaboratori, infermieri, medici che dimostrano che la fratellanza verso gli altri è veramente un passo avanti, bellissimo, che è possibile anche in una società che vive di egoismo e di profitto.
Penso ad una politica che ha smesso di discutere sulle virgole della prescrizione ed ha riscoperto lo spirito di servizio per i problemi di tutti.
Penso ad un apparato dello stato, forze dell’ordine, strutture dei comuni, personale dei servizi, che sta svolgendo serenamente il proprio lavoro
Penso ad un governo nato per disperazione e vissuto nei contrasti e nelle posizioni senza sintesi, che riesce insperatamente a dare un po’ di certezze, di regole, di speranza alla popolazione.
E penso alla gente, che sta ritrovando valori importanti, che può vivere senza consumismo e senza campionato di calcio, penso alle donne e agli uomini di Italia e del mondo che stanno riscoprendo la forza di stare insieme, gli uni verso gli altri, in spirito di fratellanza.

di Carlo Faloci

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