Non sono stato un bravo padre, non ho saputo capire mio figlio

Queste sono le parole di un genitore che ha visto suicidarsi il figlio sotto gli occhi insieme a sua moglie.

La mamma presa dalla disperazione non ha esitato a chiamare la Guardia di Finanza per dare fine al travagliato problema familiare.

La donna, giustamente, vedeva il figlio perdersi nell’assuefazione di droghe leggere. Il ragazzo alla presenza dell’arma, non ha esitato ad aprire la finestra e lanciarsi nel vuoto.

Fare il genitore è un mestiere difficile, soprattutto oggi, ma senza dimenticare di essere stati prima noi quei ragazzi. Altra generazione cresciuta anche a suon di ceffoni, che spesso non venivano risparmiati. Tirata su da sguardi fulminanti, e decise negazioni quando si cercava di ottenere qualcosa di desideroso.

Oggi quei bambini siamo noi, genitori rimasti tra l’incudine e il martello perché abbiamo preso i schiaffi dai nostri genitori, e li stiamo prendendo dai nostri figli. Ci chiediamo: ma la causa da cosa dipende? La causa forse è il benessere entrato nelle nostre case, nelle nostre tasche, nelle nostre famiglie, e tutto questo ha contribuito a renderci più deboli a sfamare ogni bramoso desiderio dei nostri figli e restituire con facilità quello che a noi è mancato, ma tutto ciò li ha, ci ha resi più deboli, li ha, ci ha resi più vulnerabili.

Ma in realtà che cosa è mancato a noi ragazzi di ieri? Nulla. Perché la povertà era la vera ricchezza. Per quella generazione il valore dei soldi era sacro, il sacrificio della famiglia era sacro. I 50 euro di fumo che sono stati trovati nella camera di quel ragazzo li avremmo spesi per cose più utili. Ma con ciò non voglio colpevolizzarlo.

Tornando al suicidio di Lavagna, oggi si considera ancora un tossico colui che fuma spinelli, con l’aggravante del reato. Mentre chi assume alcol, altra piaga giovanile, no. L’alcol fa più morti del fumo degli spinelli, soprattutto nelle tragedie del sabato notte dove ragazzi di età media tra i 15-20 anni, con tasso alcolico nel corpo superiore alla norma di tre, quattro volte, muoiono in gravi incidenti stradali. L’alcol si vende e la la canna non si vuole legalizzarla. Resta un veto. Si preferisce lasciare in mano alle mafie un giro d’interessi pari a 10 miliardi di euro all’anno di ricavato. Non dimentichiamoci quando si fanno queste analisi di conteggiare oltre questo ricavato la somma che porta nelle tasche di chi spaccia l’istigazione nel provare altre droghe, e solitamente molti giovani passano all’uso di cocaina o eroina venduta oggi a due soldi.

I genitori del ragazzo che si è suicidato a Lavagna non devono farsene una colpa, era tutto organizzato nella sua testa. Magari, anche se la Finanza durante un semplice controllo lo avrebbe scoperto, avrebbe compiuto il gesto estremo.

Capire i nostri giovani è un dovere di tutta la comunità, dallo Stato, alla scuola, c’è bisogno di ristabilire le giuste regole per queste generazioni che ne crescono prive, senza dare il giusto equilibrio a quelle negazioni che spesso servono. E se non ci si ferma a riflettere, questi giovani cresceranno nell’insicurezza totale e non capiranno più cosa sia giusto e cosa sia sbagliato.

di Roberto Colasuonno

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