L’algebra e il colore delle donne

8 Marzo, Festa della Donna – 10 Marzo, Anniversario voto alle donne in Italia – 21 Marzo, Giornata Mondiale contro il Razzismo

Tre donne, tre nere, tre geniali menti matematiche. Impiegate e discriminate in un reparto separato della Nasa a Langley, Virginia. Separato perché là ci sono solo donne, nere, addette all’elaborazione dei dati matematici e scientifici. Separato anche per i bagni, la mensa e il caffè. Come separati sono i posti sugli autobus. Sono considerate bassa manovalanza, spalatrici di bruta massa algebrico-contabile. Nell’open space del Centro Spaziale, invece, centinaia di uomini bianchi in maniche di camicia bianca, considerati il vero cervello dell’impresa aereospaziale americana. Cervello lento, ritardato, però, perché i russi sono decisamente in vantaggio nel lancio di uomini e capsule orbitanti nella stratosfera. Non ci sono ancora elaboratori meccanici di dati e figuriamoci elettronici. Arrivano da lì a poco. Poche palle, allora: la matematica ce la devi avere nei pori della pelle, più che nelle griglie rigide e separate del cervello. E Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson la matematica, il calcolo, l’ingegneria ce l’hanno nel ritmo, nelle sistole e nelle diastoli del respiro. Solo che la discriminazione di genere e di razza le schiaccia nei reparti, nei cessi, nei thermos separati del caffè che fa di quel cervello calcolante maschile e bianco il più chiuso e arretrato, anziché il più avanzato e aperto del mondo.

Il diritto di contare non solo i numeri ma i riconoscimenti come donne e nere Katherine, Dorothy e Mary devono conquistarselo palmo a palmo, dietro ogni lungo fallimentare passo algebrico e umano dell’open space in maniche di camicie bianche. Solo John Glenn, il primo astronauta yankee nello spazio, sorride subito e apertamente, fin dallo loro primo incontro, alle tre “marziane” di colore della Nasa, e prima che venga schiacciato il bottone del lancio, vuole sapere se i calcoli balistici di decollo e rientro sono stati controllati e approvati da quei tre angeli dell’algebra donna. È il 20 febbraio 1963 e rimane in orbita attorno alla Terra per 4 ore e 55 minuti.

Perché poi le donne devono sempre duramente dimostrare di essere più capaci degli uomini per vedere riconosciuto il loro valore e non succede mai il contrario? Solo quel genio scientifico e matematico che fu Carl Friedrich Gauss riconobbe nel remoto 1806 tutto il valore di Marie-Sophie Germain la quale, però, nelle sue prime lettere si era spacciata per un matematico uomo, Antoine-August Le Blanc.

Nell’epoca della tecno-scienza dominante, dopo i recenti film sul fisico Stephen Hawking, i matematici Alain Turing e Srinivasa Ramanujan, questo Diritto di contare non solo nella scienza delle donne, comincia a riempire un vuoto che sarebbe altrimenti divenuto una nuova forma di atavica discriminazione razziale e di genere.

di Riccardo Tavani

Print Friendly, PDF & Email