Quando frutta e verdura hanno il sapore di Mafia

Un giro di denaro che nel 2016 ha raggiunto i 21,8 miliardi di Euro con reati che vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso al concorso in associazione mafiosa, passando per l’estorsione, il porto illegale di armi da fuoco, il riciclaggio, la truffa, la concorrenza illecita con minaccia o violenza. È l’inquietante quadro emerso dal Quinto rapporto sui crimini agroalimentari nel nostro Paese, elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare. Le Agromafie si espandono, allungano i loro tentacoli sui nostri mercati, sulle nostre tavole, forti, spesso, della scarsa informazione a riguardo. Salde nel patto che le unisce, offrendo ad ognuna la sua fetta di torta su un business che non ha nulla da invidiare a quello della droga.

Cosa Nostra, Stidda, Camorra, ‘Ndrangheta sono riuscite a mettere le mani su ogni settore della filiera agroalimentare. In alcune regioni come la Calabria o la Sicilia possiedono “un grado di controllo criminale pressoché totale”( inquietante il caso della provincia di Ragusa, per la quale si registra un Indice di Organizzazione Criminale pari a 100). Il tutto aggravato da una gestione dei terreni sottratti alle mafie dannosamente lenta, che fa sì che 26.200 terreni su territorio nazionale rimangano nelle mani di individui che hanno ricevuto condanne definitive – talvolta anche per il reato di 416 bis- producendo uno spreco quantificabile in circa 20-25 miliardi di euro ( secondo i dati dell’Inag).
Come accade tutto questo? Alla base, come dicevamo, esiste una precisa spartizione dei poteri e delle aree di competenza in quello che viene definito il Triangolo dell’ortofrutta: Vittoria, Fondi, Milano. I tre mercati più importanti d’Italia.

La prima tappa di questo enorme business è il Mercato di Vittoria e il primo anello di questa gigantesca catena va identificato nel caporalato. Ma qui l’attività più redditizia riguarda i servizi. La Stidda gestisce le tre principali società di confezionamento ed imballaggio. Cassette e materiali di imballaggio sono roba loro. C’è poi l’altra importante fonte di guadagno: lo smaltimento della plastica utilizzata nelle serre, puntualmente sversata nella zona di Marina di Acate che, negli anni, rischia di diventare una nuova Terra dei fuochi.

È la seconda volta, nell’ultimo mese, che al mercato di Vittoria vengono dati in fiamme dei Tir parcheggiati in attesa di caricare la merce da portare verso Nord. Una volta è toccato ai mezzi della ditta Gatto, l’altra a quelli del Consorzio CAAIR. I trasporti da Vittoria al resto d’Italia spettano ai Casalesi del Clan Schiavone, grazie ad un accordo con i Corleonesi per i quali – secondo quanto riconosciuto dal Processo La Paganese – svolse un ruolo di tramite Gaetano Riina, il fratello del Capo dei capi.

L’approdo iniziale per la Camorra è il Mercato di Fondi, da lì il giro è andato allargandosi verso i mercati campani ( Aversa, Giugliano), siciliani ( Palermo, Catania) fino al Nord, fino a Milano.
È qui che a fine Gennaio un blitz dell’Operazione Provvidenza, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, conduce all’arresto di Antonio Piromalli, reggente della cosca di Gioia Tauro. Accusato di associazione mafiosa – insieme ad un’altra serie di reati- secondo quanto ricostruito dai carabinieri del Ros, Piromalli esercita un ruolo di controllo all’interno del mercato ortofrutticolo di Milano ( già nel 2006, con l’operazione For a King, fu possibile svelare l’infiltrazione della ‘Ndrangheta nel mercato milanese).
Ma la ‘Ndrangheta non si accontenta soltanto di frutta e verdura, la cocaina rimane la sua specialità. Così i camion carichi di prodotti ortofrutticoli destinati a finire sulle nostre tavole si caricano di oro bianco da portare verso Nord.

Tutto questo a svantaggio di ognuno di noi. A svantaggio di chi lavora sfruttato sui campi, dei coltivatori, degli imprenditori distrutti da vessazioni, imposizioni e concorrenza scorretta, dei consumatori costretti a nutrirsi di prodotti qualitativamente compromessi ma dai costi lievitati ( il prezzo di frutta e verdura aumenta fino a 4 nella filiera che va dal produttore al consumatore).
Perché questo troppo spesso si cela dietro a ciò che portiamo sulle nostre tavole.

di Martina Annibaldi

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