Soumayla Sacko ucciso come un animale

Soumayla Sacko era un cittadino, un bracciante, un lavoratore impegnato nella lotta contro la schiavitù. Non era un ladro, ma viveva in quella gabbia.

Soumayla Sacko, maliano di trent’anni, era un attivista del sindacato di base Usb. È stato ucciso il 2 giugno da un colpo di fucile che qualcuno ha sparato da lunga distanza. Insieme ad altri due “schiavi”, Madiheri Drame

di 30 anni, e Madoufoune Fofana di 27 anni, Sacko era entrato in un capannone abbandonato alla ricerca di vecchie lamiere per aggiustare la sua “gabbia-baracca” dove viveva. La gabbia, cosi la chiamano la baraccopoli di S. Ferdinando in provincia di Reggio Calabria, dove vivono come animali, centinaia di schiavi delle arance e del pomodoro. Come animali sono costretti a vivere, come animali vengono uccisi.

Sacko Soumayla aveva regolare permesso di soggiorno, aveva una figlia di 5 anni e una compagna in Mali. Ora Sacko non c’è più, è morto, ucciso dalle mafie del pomodoro, ucciso dal caporalato, ucciso perchè parlava di diritti, ucciso perchè rivendicava una condizione migliore. Ucciso perchè voleva spezzare le catene della schiavitù a cui erano soggiogati lui e i sui fratelli. Ucciso dalla indifferenza del governo passato, un assassinio reiterato dal governo presente. La condizione di schiavitù è la condizione dei migranti in ogni luogo in cui vengono accolti e in ogni luogo dove non vengono accolti. Così sono schiavi in Italia, nella cattolica Italia, ma sono schiavi nei lager costruiti in Libia dagli accordi del governo italiano con le autorità libiche. Sono schiavi e prigionieri sulla nave Aquarius a cui viene impedito di attraccare nei porti italiani dalle nuoce regole imposte dal ministro degli Interni Salvini, che co e il suo predecessore non considera esseri umani le persone di colore che scappano dalle guerre, dalla fame e dalle carestie. Solo papa Francesco usa parole di benevolenza, parla di accoglienza, di fratellanza, ma rimane isolato e inascoltato dalla stessa Chiesa. “Sono esseri umani, non numeri da ripartire con equazioni o divisioni” urla al mondo papa Bergoglio. Ma intanto sono fermi in mezzo al mare, da giorni, così ha deciso Salvini e la cosa vergognosa è che tale posizine “razzista” e sostenuta da movimento 5 stelle e dalla maggioranza degli italiani. Non ho condiviso il niet di Mattarella su Savona, mi è sembrato un niet politico, ma avrei sostenuto una parola di conforto del Quirinale a favore dei dannati raccolti dalla nave Aquarius. Ho anche immaginato un viaggio del Presidente su quella nave per verificare la condizione di salute dei migranti. Sarebbe stato un bel segnale, questo si politico, su come intendiamo applicare il rispetto della Costituzione a tutela del bene supremo della vita, che ci fa sentire uguali, liberi e fratelli.

Sacko Soumayla è stato ucciso come un animale perchè voleva rompere le catene della sua schivitù a cui, noi, l’abbiamo sottomesso nel ghetto di S. Ferdinando che nei mesi invernali, quando si raccolgono le arancie, ospita più di duemila braccianti. Una questione mai risolta dai governi passati, attuali e futuri. La baraccopoli è sempre così, come i braccianti africani costretti a lavorare più di dieci ore al giorno per 15 euro e sottoposti ai maltrattamenti dei caporali, dei proprietari terrieri, delle multinazionali e della n’drangneta.

Il ghetto di Rosarno e di S.Ferdinando sono stati analizzati nel rapporto “Filiera sporca” redatto dalla associazione “Terra” che sottolinea il presidente Fabio Ciconte:” Quella che a prima vista appare come una emergenza umanitaria è in realtà il frutto di un vero e proprio sitema di produzione”. Un sistema che sta bene a tutti, Istituzioni e criminalità organizzata, un sistema di schivitù che annulla i diritti e aumenta il profitto. Contro questo sistema si batteva Sacko, e questo sistema lo ha ucciso, sparandogli come a un animale.

di Claudio Caldarelli

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