L’ERESIA DEL CRISTIANESIMO
Ci fu un uomo, 2000 anni fa, in un mondo dominato da Roma con una religione di molti dei e con un potere fondato sulla forza delle armi e sulla ricchezza, un eretico.
Un uomo che era espresso da un piccolo popolo, quello ebraico, che credeva in un solo Dio.
Un uomo che con i suoi seguaci percorse le strade della Palestina e che disse: beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, beati i poveri, beati gli operatori di pace, beati i misericordiosi.
Un uomo che per molti era, è figlio di Dio. Che cacciò a sferzate i mercanti dal tempio. Che disse che il principio più importante nella vita era quello di amare Dio con tutto il proprio essere ed il prossimo come se stessi.
Un uomo che fu eretico, per i poteri politici e religiosi del suo tempo. Con una eresia che andava punita con la morte, perché rivoluzionava i fondamenti della società.
E nei primi tempi, la gente riconosceva la comunità, la “ecclesia” dei suoi seguaci, i cristiani, dicendo: Guardate come si amano.
Ma nel corso dei secoli quella “ecclesia” diventò per tanti qualcosa di diverso, molto lontano da quei principi. Anche una abitudine di facciata, anche un’alleanza con le classi dominanti, anche un potere economico. Una chiesa inesorabile verso i suoi fedeli. Che si chiamò cattolica, ma fu sempre meno cristiana. Anche se sempre ci furono in essa spinte per il ritorno alle origini.
Duemila anni dopo c’è stato un Concilio, il Vaticano Secondo, che ha ripreso con forza i principi delle origini. Anche con molte resistenze.
E finalmente c’è stato un conclave che ha eletto un uomo nel segno del cristianesimo delle origini. Che non per caso si chiama Francesco. Che si è espresso con l’anno santo della misericordia.
E con l’abbraccio al mondo della “Amoris Laetitia”. Che è una “Esortazione apostolica post-sinodale”, che ha ripreso i principi e la decisioni del Sinodo sulla famiglia. Principi e decisioni nati ed espressi da una larghissima maggioranza. E insieme. Insieme perché papa Francesco non si avvarrà mai della ottocentesca “infallibilità pontificia”.
Ma la struttura ossificata all’interno della chiesa ed in particolare della curia vaticana non demorde. La riforma della curia, iniziata quattro anni fa e che doveva essere compiuta in due anni, è ancora lontana da essere completata. E la 22° riunione, che doveva tenersi in questi giorni di settembre, è stata rinviata, per una “pausa di riflessione” a dicembre. Chissà, forse per digerire da parte dei conservatori l’indicazione “più giovani, più donne” presentata nel giugno scorso.
Ma le resistenze a papa Francesco continuano. Non è bastata la lettera con i “dubia” di 4 cardinali sul capitolo 8° della “Amoris Laetitia”.
Nei giorni scorsi è stata pubblicizzato un documento (scritto in latino ma reperibile anche in italiano) inviato al papa da 40+22= 62 sacerdoti e studiosi laici (per ora, i promotori auspicano altre firme). Tra essi figura addirittura Ettore Dotti Tedeschi, già presidente dello Ior per nomina del card. Bertone e non a caso sfiduciato e rimosso con voto unanime del consiglio di amministrazione “per non aver svolto varie funzioni di primaria importanza per il suo ufficio”. E vale la pena ricordare che il medesimo ha scritto tranquillamente: “il capitalismo indubbiamente ha fatto molto per l’uomo e può fare ancora molto…”
Il titolo del Documento è “Correctio filialis de Haeresibus propagatis” ed in esso si accusa Francesco di 7 eresie (che sarebbero contenute nei punti da 295 a 311 della “Amoris Laetitia”). Esse (espresse con il difficile linguaggio dei teologi) sono la loro interpretazione di quello che papa Francesco ha detto. Da notare che i punti cui si riferiscono hanno riferimento ad un solo comandamento, il sesto, la sessualità. Gli altri comandamenti non contano…
In sintesi estrema, queste sarebbero le 7 eresie:
- Una persona giustificata non avrebbe la forza, con la grazia di Dio, di osservare i comandamenti;
- Un cattolico con divorzio e nuovo matrimonio civili può non essere in peccato mortale, ricevere la grazia santificante e crescere nella carità;
- Un cattolico può non essere in peccato mortale se in materia grave e a piena conoscenza di una legge divina sceglie di violarla;
- Una persona, mentre obbedisce alla legge divina, può peccare contro Dio in virtù di quella stessa obbedienza;
- La coscienza può giudicare se atti sessuali tra persone già sposate in chiesa, poi con divorzio e unione civile, possano talvolta essere moralmente buoni, richiesti o addirittura comandati da Dio;
- I principi e le verità morali della divina rivelazione e della legge naturale non includono proibizioni negative assolute;
- Gesù Cristo vuole che si abbandoni il rifiuto dell’Eucarestia e dell’assoluzione a divorziati risposarti che non si pentono.
Nella lettera, le cosiddette eresie hanno una premessa, che consiste nella affermazione, da parte dei sessantadue (per ora), del loro diritto di correggere il papa. Anche se tra correzione ed eresia c’è una bella differenza!
Anzi, lo considerano un dovere, quello di correggere, sostenendo che nessuna posizione di un pontefice deve considerarsi definitiva. Ovviamente quando fa comodo, visto che per il sacerdozio alle donne la posizione negativa di papa Wojtyla, ricordata anche da papa Francesco, per gli ambienti conservatori della chiesa è valida per sempre. E dimenticando che nel sinodo sulla famiglia erano state approvate le posizioni: – i divorziati risposati non sono scomunicati; – è affidata al discernimento dei Pastori la valutazione per le famiglie “complesse”.
In realtà, le sette cosiddette eresie sembrano più che altro un pretesto. Dopo di esse, infatti, c’è un capitolo (l’hanno chiamato “delucidazione), nel quale viene fuori la sostanza.
Che è il terrore del “Modernismo”. Guai a mettere in dubbio la validità “per saecula saeculorum” delle verità rivelate da Dio (ma anche quelle create dalla tradizione). E in qualche misura, sembra che per loro qualche responsabilità ci sia, dopo la seconda guerra mondiale.
Cioè, anche se non lo dicono, nel Concilio Vaticano Secondo.
Cioè, anche se non lo dicono, ai fondamentali di papa Francesco: amore, pace, discernimento, misericordia.
E la sostanza è anche l’attenzione alle idee della Riforma, alle posizioni di Martin Lutero, che Francesco indubbiamente ha.
Perché per lui è primario il percorso verso l’unità di tutti i cristiani.
Perché per lui non ci sono i perfidi giudei.
Perché per lui nel mondo ci sono 4 miliardi di donne e di uomini che non sono cristiani.
Anzi, che non hanno diritti, nessun diritto, sono gli ultimi della terra.
E Francesco sa che l’uomo che fu eretico, duemila anni fa, diceva cose che valevano per tutti. Anche per loro. Soprattutto per .loro.
di Carlo Faloci