Il vecchio e il bambino

Che posso dire io, uomo dell’altro secolo, che possa avere un senso per la società di oggi?

Nella mia vita sono passati 8 papi, da Pio  XI° fino a Francesco. Dalla chiesa che pregava per i perfidi giudei e scomunicava i comunisti a quella del Concilio Vaticano II°; da quella che condannava la teologia della liberazione a quella di Francesco che di essa ringrazia il fondatore, padre Gutierrez (in occasione del suo compleanno, 90 anni) per “il suo amore preferenziale per i poveri e gli scartati”.  Lui, il frate che ha detto: “La povertà non è mai buona”.

Da ragazzo ho visto la gioia della gente, l’otto settembre 1943, per l’illusione di una guerra che finiva. Poi lo sconforto, perché continuava.

Ma subito dopo ho visto truppe straniere di occupazione, prima i tedeschi poi gli alleati. E di esse, di tutte e due, ricordo una presenza subita.

Ho visto mio padre tornare dopo il 25 aprile 1945, dopo un periodo partigiano di cui non ha mai voluto parlare.

Ma soprattutto, dopo la fine della 2° guerra mondiale, ho sentito che c’era  in tutti i paesi una speranza totale: di  pace, di solidarietà, di libertà, di momenti di amore, di felicità…

Sembrava giunto il periodo in cui i principi della rivoluzione francese “Libertè, Egalitè, Fraternitè” potessero avere vita in tutto il mondo.

Si vivevano soprattutto sentimenti di solidarietà verso gli altri. C’era un senso di unitàtra diversi da raggiungere, una comunanza di momenti da vivere insieme.

Da “lavoratori di tutto il mondo unitevi”  all’Onu “Organizzazione delle Nazioni Unite”, dalla Comunità Europea a “operai e studenti unitinella lottasi sentiva una felice tensione di migliorare, insieme, la qualità della vita per tutti. Di migliorarla insieme.

Poco o nulla sembra rimasto, nella società di oggi, di quella speranze. Soprattutto di quella spinta comunitaria, di fare insieme le cose, di essere insieme. E’ subentrato un egoismo generalizzato, una ricerca di soluzioni individuali, un disinteresse verso gli altri che fa spavento.

Un tempo si avevano giorni, settimane di scioperi e di lotta; oggi al più si pensa di aver fatto tanto, andando a fiaccolate in memoria, che servono solo a chi vende fiaccole.

Parole di pace, di solidarietà, di momenti di amore e di felicità, non sembrano avere più senso generale.

Pace? Ci sono nel mondo 70 Stati  con situazioni di guerra, conosciute o dimenticate. Sono eventi feroci e disumani, sparsi in tutti i continenti (salvo l’Oceania). Ed è bene ricordare che i cinque paesi con diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia) da soli producono il 65% delle armi vendute nel mondo, per le quali è stata calcolata una spesa, ogni anno, di 1500 miliardi di Euro. Cioè il 2,2% del Pil di tutto il mondo. Cioè poco meno del debito (2300 mld) dell’Italia.

Solidarietà? In questo momento ci sono navi nel Mediterraneo con centinaia di disgraziate e disgraziati che non trovano attracco. Motivazioni anche giuste verso nazioni egoiste non possono usare la vita o la morte di persone ultime della terra, senza diritti, neppure quello di sopravvivenza!

E’ assurdo! L’intera, antica Europa entra in crisi per qualche centinaia di migliaia di migranti mentre ci sono in Africa in cinque paesi (Uganda, Etiopia, Kenya, Rep.Dem.Congo, Ciad) campi di raccolta per profughi e migranti di enormi dimensioni  (il solo campo in Uganda ospita un numero di persone superiore a quelle accolte complessivamente nell’intera Ue). Ad essi vanno poi aggiunti i lager-filtro in Turchia ed in Libia, che l’Unione Europea e singoli stati come l’Italia hanno concordato con i poteri locali per controllare i flussi attraverso il Mediterraneo. Dove sono solidarietà e fraternità?

Libertà? Ci sono nel mondo 40 milioni di persone in schiavitù (il 71% sono donne)  e 2 miliardi e mezzo le persone che vivono in Stati completamente privi di libertà. Ma ci sono dati più attenti che indicano piena possibilità di esprimersi solo per 88 paesi, corrispondenti a 2,8 miliardi di persone (in gran parte in Europa e nel Nord America).

Cioè a dire, visto che oggi nel mondo ci sono più di 7,2 miliardi di persone, ci sono nel mondo 4,5 miliardi di persone che non hanno piena libertà di vita,.

Momenti di amore e di felicità? In questo campo, un uomo dell’altro secolo non può avere riferimenti. Troppe sono le differenze nella vita e nella qualità della vita, per avere certezze.

Ma rimane la sensazione che oggi troppo spesso si chiami amore quello che è sesso e piacere; e che si considerino momenti di felicità solo quelli passati in un residence a cinque stelle su mari tropicali e non quelli di comunione e di intimità in un rapporto d’amore.

Che cosa può dire, un uomo dell’altro secolo, che possa avere un senso per la società di oggi?

Forse solo augurare di non essere mai il bambino che Francesco Guccini ci ha raccontato: di un vecchio e un bambino che vanno insieme incontro alla sera, e il vecchio racconta un mondo di sole e di verde che non c’è più ..

Ricordate?

Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,

e gli occhi guardavano cose mai viste

e poi disse al vecchio con voce sognante:

“Mi piaccion le fiabe,raccontane altre!”

di Carlo Faloci

 

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