Prima che la realtà trapeli

Solo proclami, in attesa dei risultati che tardano a venire.      

Dopo che il ministro-zerbino delle infrastrutture, asservito al muscolare alleato, ha detto di “non aspettare le sentenze” per i morti del ponte crollato, per revocare concessioni miliardarie; dopo che il social-ministro tuttologo (per il suo impicciarsi di ogni cosa), dimentico del suo padanismo, si autoproclama “difensore dei patri confini”, segregando meno di duecento disperati; dopo che il ministro del non-lavoro, mette pubblicamente in discussione un salvataggio industriale già compiuto, dichiarandolo illegittimo ma “accettandolo” e dopo aver sentito le sue chiacchiere da bar, prendendo cantonate anche sul numero dei miliardi che l’Italia versa all’Unione Europea… Dopo tutto questo clamore, dopo tanta confusione sulla preminenza di codici etici sulla legislazione nazionale ed internazionale…il consenso da tastiera (o da telefonino) di questa giallo-verde Armata Brancaleone governativa parrebbe alle stelle, facendo preventivare in forte crescita anche quello elettorale.

Dobbiamo far loro i nostri complimenti: mai si era visto tanto proselitismo elettorale con così poco, con sole parole. Ma con le parole i pescatori di sardine sanno vendersi quali cacciatori di squali, i maschi normodotati sembrano dei pornostar ed i nostri figli sembrano dei geni scolastici, dei campioni sportivi irraggiungibili. Il guaio è che alle parole, prima o poi occorre far seguire dei fatti, altrimenti anche un popolo dalla memoria corta come quello italico, ad un certo punto chiede conto di quanto raccontato. E se nel quotidiano, ci si ritrova solo un po’ delusi per un misero pescetto in padella, per un amante scarsino e per la pochezza intellettuale, sportiva, di un pargolo, nell’ambito della vita reale conseguente all’azione politica, la delusione può essere ben più che cocente. Se il trucco di “spararla grossa” in continuazione, serve a coprire il nulla dell’azione, è pur vero che questo non può avvenire per sempre.

A questo punto, anche se nella vicenda della Diciotti “il felpato” (ma solo d’abbigliamento) sembra aver raggiunto il culmine della sua grandeur politica, forse proprio in questa può aver avviato la fase discendente: l’aver dichiarata come una medaglia l’indagine per sequestro di persona, da parte della magistratura, se oggi fa di lui un eroe dei sempliciotti, alla lunga degli italici  processi interminabili, questo “merito” potrebbe essere dimenticato. Se anche condannato (tra parecchio tempo), alla fine non dovesse fare nemmeno un giorno di carcere, come potrà ergersi a martire per il bene comune?

Questo governicchio d’improvvisati (salvo rare e mal apprezzate eccezioni: Tria, Moavero…), di commentatori da bar, può solo usare delle armi di distrazioni di massa, come l’invasione degli uomini neri, come l’imbecillità dell’Unione Europea, come le macchinazioni Piddine, come la presunta cospirazione dei “poteri forti”, invece di dimostrare di saper governare, di poter mettere in pratica il proprio assurdo “contratto di governo”. Ma deve far presto, ché a troppo dilungarsi rischia di far capire il nulla che c’è dietro al suo operato. Mi correggo: per chi abbia sufficiente spirito critico è ben chiaro cosa ci sia dietro al segregare dei richiedenti asilo e dei nostri (!) marinai, su una  nave attraccata in un nostro porto, o dietro alle accuse e alle minacce ad amici-finanziatori concessionari d’autostrade (quando i cadaveri delle vittime erano ancora caldi), o dietro alle accuse all’istituzione comunitaria, in luogo di giustissime critiche alle politiche di singoli paesi, o come alle illazioni verso chi abbia governato in precedenza. Non è esatto dire che dietro all’azione di questo governo non ci sia il nulla, poiché è ben visibile una chiara e cinica rincorsa al consenso, per conquistare la maggioranza dell’elettorato più ingenuo, possibilmente in barba ognuno al proprio alleato, in vista delle prossime elezioni, per poi ridisegnare gli equilibri di coalizione e scegliere una via, probabilmente ancora più assurda ed estremista.

Ma la gialloverde creatura bicefala deve far presto ed attenzione, ché se non avvengono altri disastri, se non trova altre emergenze da sfruttare, se non rintraccia altri nemici complottisti cui dare le colpe, rischia d’imboccare altri vicoli ciechi, dai quali non uscire più. Non potrà esserci sempre la mano tesa (ai migranti) dei Vescovi italiani, o appoggi internazionali (fomentati dai potenziali disgregatori dell’Unione Europea) a togliere le castagne dal fuoco. Deve fare in fretta, ché prima o poi anche l’elettore italiano, ingenuo e di scarsa memoria, arriverà a capire che questo presunto governo del cambiamento, in realtà è l’ennesimo esecutivo dell’inconcludenza.

In tutto questo, vorrei ricordare al vicepremier Matteo Salvini che quando afferma che 60 milioni d’italiani vogliono questo cambiamento, mente sapendo di mentire, dato che in maggioranza, alle urne NON ha dato il voto né a lui, né al suo movimento, né al suo alleato. E di certo, con quanto va mostrando col SUO governo, non avrà mai il voto del sottoscritto.

di L’Etranger

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