Viaggiare in compagnia di un libro – parte 2

 Per chi attraversa la Sicilia le finestre chiuse degli antichi palazzi siciliani sembrano impenetrabili.

Cosa nascondono? Lo rivela Giuseppe Tomasi di Lampedusa in una raccolta di memorie. Guardare la Sicilia tendendo sottomano le pagine più intime dello scrittore del Gattopardo, immagini e affetti, crea una complicità sottile tra il viaggiatore e i luoghi, le pietre, i panorami. di daniela Baroncini

 

 

“…Non esistono memorie, per quanto scritte da personaggi insignificanti, che non racchiudano valori sociali e pittoreschi di prim’ordine.”

(Tomasi di Lampedusa, Ricordi d’infanzia)Caltagirone, palazzo Aprile


“…Anzitutto la nostra casa. La amavo con abbandono assoluto. E la amo ancora adesso quando essa da dodici anni non è più che un ricordo…Tutte le altre case (poche del resto, a parte gli alberghi) sono state dei tetti che hanno servito a ripararmi dalla pioggia e dal sole, ma non delle CASE nel senso arcaico e venerabile della parola…”
(Tomasi di Lampedusa, Ricordi d’infanzia)Ortigia (Siracusa) palazzo Beneventano Del Bosco


“…In nessun punto della terra, ne sono sicuro, il cielo si è mai steso più violentemente azzurro di come facesse al di sopra della nostra terrazza rinchiusa…mai macchie di umidità sui muri esterni di cortile hanno presentato forme più eccitatrici di fantasia di quelle di casa mia…”
(Tomasi di Lampedusa, Ricordi d’infanzia)Ortigia (Siracusa) piazza Duomo


“LA CASA. Posta nel centro del paese, proprio sulla Piazza ombreggiata, si stendeva per un’estensione immensa che contava fra grandi e piccole trecento stanze. Essa dava l’idea di una sorta di complesso chiuso e autosufficiente, di una specie di Vaticano, per intenderci (…) Dal secondo cortile un’ampia scala a balaustrata di marmo verde, a una sola fuga, portava a una terrazza nella quale si apriva la porta d’ingresso sormontata dalla croce a campanelle…”
(Tomasi di Lampedusa, Ricordi d’infanzia)Noto, palazzo Nicolaci


“…Ma il giardino era colmo di sorprese per un bambino…Vi era in uno dei viali laterali incastrata nel muro, una vasta gabbia destinata un tempo a delle scimmie, nella quale mia cugina Clementina Trigona ed io ci rinchiudemmo un giorno, proprio una domenica mattina quando il giardino era aperto agli abitanti del paese, che si fermarono attoniti e muti a contemplare, incerti, queste bertucce vestite.”
(Tomasi di Lampedusa, Ricordi d’infanzia)Ragusa Ibla, giardini


“…Da questa “stanza delle carrozze” … si finiva col giungere nel corridoio del teatro. Era questo un vero e proprio teatro, con due file di dodici palchi ciascuna, più un loggione e si capisce, la platea…Il bello è che questo teatro (che aveva s’intende anche un ingresso per il pubblico nella piazza) era spesso in azione.”
(Tomasi di Lampedusa, Ricordi d’infanzia)Ragusa Ibla, palazzo Arezzo di Donnafugata


“…Alle 10 del mattino si presentava il capocomico in finanziera e tuba a domandare il permesso di recitare in teatro…Dopo di che il capocomico se ne andava per ritornare dopo mezz’ora per chiedere in prestito dei mobili. Queste compagnie viaggiavano infatti con qualche scenario di tela dipinta ma senza mobilio per la scena che avrebbe costituito un bagaglio troppo costoso e ingombrante. Il mobilio veniva concesso e la sera potevamo riconoscere le nostre poltrone, i nostri tavolini, i nostri attaccapanni sulla scena…”
(Tomasi di Lampedusa, Ricordi d’infanzia)Modica, teatro Garibaldi


“…Questa delle compagnie girovaghe nei paesi di campagna è un’attività scomparsa; ed è peccato. La messa in scena era quella che era, gli attori erano evidentemente cattivi; ma recitavano con impegno e con fuoco e la loro ‘presenza’ era certo più reale di quel che siano le pallide ombre delle pellicole di quint’ordine che in questi paesi si rappresentano adesso…Io vi andavo ogni sera, eccetto in quella unica serata nella stagione chiamata “serata nera” nella quale si rappresentava qualche ‘pochade’ francese reputata indecente. L’indomani i nostri amici del paese venivano a far rapporto su questa recita libertina ed erano in genere assai delusi perchè si erano aspettati maggiori indecenze…”
(Tomasi di Lampedusa, Ricordi d’infanzia)Noto, teatro comunale “Tina Di Lorenzo”


“…Alla non tenera età di otto anni mi venne insegnato a leggere…Nel 1905, e in Sicilia, una maestra elementare era una vecchietta più che a metà contadina, con la testa occhialuta racchiusa in uno scialle nero; viceversa essa sapeva insegnare alla perfezione; in due mesi sapevo leggere e scrivere, non avevo più dubbi circa le doppie consonanti e le sillabe accentate. Durante intere settimane…dovetti eseguire delle dettature sillabate, cioè ‘del-le det-ta-tu-re sil-la-ba-te’ e ripetere decine di volte ‘di, do, da, fo, fa, fu, qui e qua non prendono mai l’accento. Sante fatiche, del resto…”
(Tomasi di Lampedusa, Ricordi d’infanzia)Ortigia (Siracusa)

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