Letizia Battaglia e la sua luce sul mondo

Lo so, a volte le persone che non mi conoscono pensano che sia folle, con i miei capelli rosa ad appena ottantaquattro anni. Sorrido da sola a certi sguardi di chi non sa. Perché se non si sa si dovrebbe avere il buon gusto di non giudicare. Però amo la libertà, che è sempre stata il motore della mia vita, una libertà che concedo a tutti anche a coloro che si fanno scherno di una giovane ottantaquattrenne con i capelli rosa.

Mi presento. Il mio nome è Letizia Battaglia e sono di Palermo. E’ strano come tutti abbiano da scrivere molto sulla mia vita e adesso che io stessa cerco di raccontarmi, non sappia quasi dire altro. Perché tutto ciò che ho fatto per me è la normalità, sono episodi accaduti, incontri improvvisi che ho colto al volo, fotografandoli affinché lasciassero la loro impronta di immortalità. La fotografia è stata tutto per me, ti permette di cogliere l’essenza delle cose e delle persone, ti consente di congelare un attimo e fermarlo nel tempo, di consegnarlo alla storia e di lasciare che tutti vedano e sappiano.

Nella mostra fotografica a me dedicata “Fotografie di una vita”, alla Casa dei Tre Oci di Venezia, a Giudecca, potrete “leggermi” e capire chi sono. Forse ho sorpreso me stessa prima di sorprendere gli altri. In fondo ho fatto la politica, la volontaria in un manicomio per due anni, la fotografa ma tutto era sempre stato dentro di me, non ho fatto altro che esteriorizzare con impeto e passione il mondo che mi girava attorno.

Sono scatti di forte valore etico e civile oltre che artistico. Foto scattate ad esempio a Peppino Impastato, al giudice Terranova, Giorgio Boris Giuliano, Falcone. Tutte vittime di mafia. E’ la fotografia non solo di sanguinosi omicidi ma anche di animali, coppie che si baciano, le bambine del quartiere Cala a Palermo, le processioni religiose e soprattutto donne, osservate e fotografate spesso anche nude. Ammetto che continuo ad essere attratta dalla follia e dal corpo magico delle donne che mi appare così felice, pulito, sereno e intelligente. I miei sono furti di bellezza.

Io ho sempre fatto foto, la trovo un’esigenza fisica e la macchina fotografica mi ha concesso di scoprire me stessa, in un certo senso mi ha salvata permettendomi di “essere”.
Ecco, non fotograferei mai un politico oggi, perché la politica rappresenta un mondo di imbroglioni con finti ideali, un mondo che disprezzo profondamente. La politica mi fa soffrire perché so che non ne vedrò una migliore. Perché passeranno decenni e io non ci sarò. Salvini ce lo dovremo tenere per un po’ perché alla gente piace un leader autoritario, hanno l’illusione che stia lavorando per il bene comune. Ora abbiamo lui come prima avevamo Mussolini, in America c’è Trump. Sono mortificata per i giovani, penso ai miei nipoti e bisnipoti, immagino il mondo che hanno ora e quello che troveranno nel loro futuro.

Qualcuno mi chiede perché non me ne vado da Palermo. Vorrei farlo ma non ci riesco perché la sento come una città arrabbiata e furente, la sento malata e questo mi uccide.

Non me ne vado perché qui ho ancora tante cose da fare. Ho ottantaquattro anni e i capelli rosa è vero ma voglio poter dire ancora tante cose, fotografare, raccontare perché la realtà non si può camuffare ma solo interpretare. E tutte queste cose probabilmente le farò presto, perché no, magari domani, tingendomi forse i capelli di blu.

di Stefania Lastoria

 

Print Friendly, PDF & Email