Berta Cáceres cinque anni dopo. Le parole della figlia: «L’impunità è il messaggio»

Berta Cáceres l’ambientalista honduregna, leader del popolo indigeno Lenca e fondatrice del Consiglio delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras (Copinh) è stata assassinata nella notte tra il 2 e il 3 marzo 2016. I sicari entrarono nella sua abitazione e la uccisero a colpi di fucile, ferendo il suo ospite, il messicano Gustavo Castro. Un agguato mortale legato all’attività politica di Cáceres e nello specifico alla strenua difesa del fiume Gualcarque e dei territori colpiti dall’illegale costruzione della diga di Agua Zarca a cura della società Desa. Sette persone sono state condannate, come gli autori materiali dell’omicidio.

David Castillo, il presidente del consiglio di amministrazione della società Desa, proprietaria del progetto idroelettrico Agua Zaca è sotto processo come mandante dell’assassinio, ma il procedimento prosegue molto lentamente.

Secondo il Global Witness, Castillo era un agente dell’intelligence militare oltre che un impiegato della compagnia energetica statale. Implicato in vari casi di corruzione ha continuato a ricevere uno stipendio dall’esercito dopo averlo abbandonato. Questo spiegherebbe il forte legame tra l’azienda, le forze armate e le élites economiche e politiche.

In Honduras, l’esproprio dei territori e la violazione dei diritti umani, le sparizioni forzate e le esecuzioni extra giudiziali sono tutte conseguenze del modello estrattivista più recente delle risorse in senso ampio, da boschi, miniere, acqua e include anche il tentativo di imporre progetti turistici lungo la costa e la costruzione di Zone Economiche Speciali per permettere di estrarre risorse senza controlli. Si può quindi dire che stanno sperimentando cosa funziona e cosa no in termini di estrattivismo per poi replicarlo in altre zone del paese e in altre zone dell’America Latina. È una politica di messa alla prova. In Honduras ci sono sempre state basi militari statunitensi nel territorio che hanno influenzato questa politica. Questo evidenzia come una dittatura collusa con il narcotraffico serva agli interessi delle imprese. Il tutto poi avviene grazie ad una fortissima militarizzazione del territorio, sempre giustificata con la lotta al traffico di stupefacenti.

Ma tornando a Berta, oggi, per ricordarla ed esigere oltre alla verità anche la consegna alla giustizia dei mandanti dell’omicidio, ci saranno a breve iniziative in tutto il mondo e tra queste un grande concerto on line a cui parteciperà anche il fondatore dei Pink Floyd, Roger Waters.

Una nuova giornata di lotta perché dopo cinque anni giustizia non è ancora stata fatta.

Bertha Cáceres, una delle figlie di Berta, diventata coordinatrice del Consiglio delle organizzazioni popolari e indigene dopo l’omicidio della madre ci racconta alcune cose:

“In questi cinque anni in Honduras non è cambiato nulla, continua lo sfruttamento dei territori così come continua la persecuzione giudiziaria di compagne e compagni che difendono la terra, soprattutto le compagne sono sempre più colpite. Mentre l’impunità per chi commette crimini resta una costante. Vediamo di fatto la replica di un sistema corruttivo. Vediamo anche che ci sono enormi interessi economici per lo sfruttamento delle terre dove vivono le popolazioni indigene di Honduras. E l’impunità viene utilizzata come messaggio deterrente per chi vuole opporsi ai progetti di sfruttamento. Noi cerchiamo di proteggere l’integrità fisica ed emotiva di chi fa parte di collettivi che si oppongono a tutto questo. In questo momento le imprese sono molto aggressive, anche grazie alla rafforzamento delle relazioni tra politici e imprese stesse e tra politici e gruppi del narcotraffico. Il tema è ancora il rapporto tra la politica e la corruzione. Il tutto non ha nulla a che vedere con la democrazia.

L’organizzazione fondata da mia madre ha iniziato una lotta per esigere giustizia sia a livello nazionale che internazionale. Una lotta contro l’impunità. L’omicidio di Berta è un caso emblematico non solo per l’Honduras. Ha impattato con forza non solo sul popolo Lenca. Si è rianimata la lotta per la difesa del nostro popolo e ed è stato possibile affrontare conflittualità interne ai movimenti sociali. Il caso è diventato internazionale e in molte parti del mondo si sono mosse energie al nostro fianco. Certo non possiamo dimenticare che c’è una parte del paese, e una parte di poteri internazionali, che stanno cercando di mettere i bastoni tra le ruote al processo di lotta per la verità e la giustizia sull’omicidio di Berta che non si è certo chiuso con la condanna degli esecutori materiali.”

Quando le si chiede dal suo punto di vista che ruolo ha l’estrattivismo in America Centrale, lei risponde: “È diventato il modello economico fondamentale per le oligarchie del continente, il modello di sviluppo che viene imposto. L’estrattivismo è di fatto associato all’esproprio dei territori come è associato alla violazione dei diritti umani. È un sistema di speculazione per gruppi piccoli che si traduce in impoverimento per le popolazioni nei territori che si vogliono sfruttare. Per noi è un sistema fallito, ed è la causa della crescente violenza che viviamo nei paesi dell’area, generata dalla militarizzazione dei territori. Ciò che si ha come conseguenza è la costante perdita degli spazi comuni, delle terre, dei diritti territoriali, la violenza, le sparizioni forzate, le esecuzioni extra giudiziali. Confidiamo nell’aiuto delle comunità internazionali per dar voce alle nostre battaglie e per vedere giustiziati, dopo cinque anni, i mandanti dell’omicidio di mia madre. Perché non passi il messaggio della rassegnazione a seguito della costante impunità di ogni reato commesso”.

di Stefania Lastoria

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