I Guns n’Roses e ciò che rimane del Rock

Che cosa è rimasto dei Guns n’Roses?

Voglio dire, che cosa è rimasto di quel tipo di muscia Rock che non si pensava come colonna sonora del Sistema dominante ma che voleva raderlo al suolo e cambiarlo?

I Guns N’Roses verranno a Roma il prossimo luglio e saranno uno dei tanti gruppi che sfileranno al Circo Massimo, ormai tappa obbligata per tutti gli esponenti dello show business musicale, oppure c’è ancora nei loro testi, nelle loro storie, nelle loro vite, qualcosa di indomito, ribelle, indomabile?

Mia madre è nata nel 1956, e mi ha raccontato che, all’inizio, il Rock non era passato nelle radio, non andava a Sanremo, perché era percepito moltissimo come una musica sovversiva, anti establishment, di rottura, e questo era parte del suo grande fascino e della sua grande forza.

Vi ricordate quando i Beatles rifiutarono di suonare negli stati razzisti americani? O quando Bob Dylan prese posizione contro le ingiustizie legate al caso di Rubin Carter? Vi ricordate Jim Morrison che canta “Unknown Soldier” contro la guerra in Vietnam? Vi ricordate John Lennon?

John Lennon. “Can you hear us Nixon?! All we are saying, is give peace a chance”.

L’intera produzione musicale degli ultimi 15 anni va in frantumi davanti a uno starnuto di John Lennon.

Il Rock pensava sé stesso come una forza dirompente e voleva la radicale trasformazione in positivo della nostra civiltà, e i suoi araldi sembravano dei perché non erano calcolabili, immatricolabili, ma attingevano le loro immortali melodie dal profondo di un grande Mistero.

Credo che i Guns N’Roses siano stati, insieme ai Nirvana, gli ultimi autentici esponenti di questo movimento, prima che le sue gloriose vestigia venissero completamente addomesticate a suon di dollari, e gli ultimi epigoni venissero portati a Sanremo come una volta Roma faceva nei trionfi con i re dei nemici vinti.

Oggi il trasgressionismo degli attuali fenomeni musicali dominanti rappresenta un nuovo e omologato clero di questo Sistema culturale sempre più rigido, asfittico, bloccato, arido.

Sempre più buffi, pittoreschi, svelati, senza mistero, senza poetica, senza radici, senza volto, senza nome, questi artisti somigliano più a piccoli attori che fanno la loro parte, e si beccano laute paghe, mentre guardandoli ci si scopre a fare le stesse risate che da ragazzini si facevano – sbagliando – quando per strada passava una suora col velo particolarmente strambo, e allora ci si toccava la spalla e si diceva in romanesco sora tua, chiuso!

Giacomo Fagiolini

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