Dind Dzilin: il volto di chi non si arrende

Il 4 Giugno del 1989, la vita di Ding Dizilin, professoressa di filosofia dell’Università del Popolo di Pechino, è cambiata radicalmente.

Le proteste studentesche contro il regime sono dilaganti in tutta la Cina, e l’esercito riceve l’ordine dal Governo di reprimerle con la forza. Il fulcro della protesta è in piazza Tien An Men. Tra gli studenti c’è anche Jiang Jielian, il figlio diciassettenne della donna. In piazza avviene un massacro. Jiang viene ucciso.

La morte di un figlio cambia ogni cosa nella vita di un genitore, prima di tutto il senso della sua vita.

Ding non ce la fa ad accettare quello che è accaduto, perciò tenta la via del suicidio. In un secondo momento, capisce che la sua vita, ora, deve essere dedicata a suo figlio, a dare un senso alla sua morte ed a quella di tanti altri giovani. È così che Ding Dzilin, inizia ad impegnarsi seriamente per questa causa.

Fonda “Le madri di Tian An Men”, per portare conforto e coraggio a tutte quelle madri i cui figli sono stati strappati via in quell’orribile notte in cui il regime comunista ha scelto di sacrificare le loro vite, piuttosto che mettere e rischio la sua sopravvivenza.

Ding subisce vari arresti e le viene impedito di insegnare, ma a lei non importa: ora è questo ciò che deve fare nella sua vita.

Oggi, quel gruppo di madri, è diventato un grande simbolo politico. Ding ha più di 70 anni ed è il volto della ribellione, di chi non ci sta, di chi mette in gioco tutto per la giustizia e per la verità, di chi non si rassegna mai e lotta, tenendo alto il ricordo di chi, come Jiang, ha dato la sua vita per la libertà.

di Ludovica Morico

 

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