Disparità e disunguaglianze

“Mr. Darcy, il pretendente di Elizabeth Bennet in Orgoglio e pregiudizio, faceva parte dell’1 per cento più ricco, calcolato rispetto agli standard dei sui tempi. Il conte Vronskij di Anna Karenina, il romanzo di Lev Tolstoj, faceva parte dello 0,1 per cento. Dai tempi in cui questi cavalieri facevano battere il cuore delle signore dell’alta borghesia, il divario tra ricchi e poveri si è ridotto. Appartenendo a quell’1 per cento, Mr Darcy guadagnava cento volte più dell’inglese medio. Oggi la differenza si è ridotta fino a diciassette volte. Anche la Russia è diventata meno diseguale: Vronskij era 150 volte più ricco della media, mentre oggi l’alta borghesia russa guadagna 6,5 volte lo stipendio medio. Dall’ottocento, quindi, la torta non è solo cresciuta, ma viene divisa più equamente. Negli ultimi tempi, però questa tendenza sembra essersi invertita. L’automazione e la globalizzazione, con il lavoro che si sposta verso i luoghi dove costa meno, mettono in sotto pressione le entrate della classe operaia, lasciandola indietro mentre il reddito dei ricchi continua a crescere”. Branko Milanović, l’economista di origine serba spiega la disuguaglianza e afferma che una delle questioni più urgenti è aiutare chi è stato penalizzato dalla globalizzazione. La povertà aumenta in mkdo esponenziale nel mondo globalizzato generando flussi migratori incontrollabili e differe ze di classe mai così profonde. Un esempio semplice, Branko lo esplicita nella sua lezione, dicendo che basta pensare alla quantità di aria condizionata, carburante e carne che cosuma meno del 10 per cento della popolazione, rispetto al resto del mondo. Un mondo di miliardi di persone lasciato nella fascia debole, in povertà, spesso in miseria. Tre quarti di popolazione mondiale che non ha accesso, o solo in minima parte, ai servizi minimi di sopravvivenza: medicine, scuola, acqua e pane.

Nel suo saggio “Global ineguality”, Branko Milanović, sottolinea che “ il cambiamento climatico, dovuto ad un uso sconsiderato delle risorse, alla rincorsa affannata alla ricchezza e allo sfruttamento delle classi meno abbienti, mettono in luce l’ipocrisia della èlite mondiale, che da un lato consuma smisuratamente e dall’altro cerca di imporre limiti a una crescita che sarebbe – ecologicamente insostenibile- se tutti avessero uno standard di vita come il loro. Il climatizzatore, così come il Suv o le grandi automobili, che vediamo passare, sono un lusso superfluo, riservato a pochi: sono il simbolo del divario economico e delle tensioni tra ricchi e poveri”. Pensare ,a disuguaglianza in questi termini ci aiuta a capire quali sono le conseguenze del capitalismo che non è tenuto a freno. Il mercato globale senza regole di redistribuzione sociale, crea èlite che accumula e tramanda il capitale per diventare più ricca, mentre la grande maggioranza può dirsi fortunata se riesce ad arrivare a fine mese o mangiare o peggio ancora solo sopravvivere.

Il capitalismo è entrato in una fase nuova, è cominciata con il fenomeno descritto da Marx nel 1867 in Il capitale, una lotta di classe su scala mondiale. Ogni paese capitalista aveva una classe operaia, una borgnesia e un piccolo gruppo di capitalisti. La suddivisione socioeconomica superava i confini nazionali. I proletari di paesi diversi erano sulla stessa barca. Per questo motivo Marx profetizzava una rivoluzione operaia internazionale. La rivoluzione non è scoppiata perchè dalla fine dell’ottocento i salari degli operai in occidente hanno cominciato a salire rispetto a quelli dei meno fortunati operai di paesi poveri. Fu la nascita del terzo mondo. Così Milanović definisce il momento storico in cui in seguito alla espansikne coloniale, in occidente tutti diventarono più ricchi o meno poveri, mentre crescevano le differenze economiche tra i paesi. Lo sfruttamento nei paesi coloniali, creava una nuova disuguaglianza, nuova sofferenza e una condizione sociale ancora peggiore di quella presente nel vecchio continente. Tutto si condensa in conflitti prima nazionali ora internazionali, ma con le ragioni di sempre cioè lotta aal ricchezza per una equa redistdibuzione.

Nel Global Ineguality, Milanović propone di combinare una politica dell’immigrazione più flessibile nell’ambito dei diritti dei migranti. Il mondo segue ancora in modo troppo rigido la logica binaria della nazio nazionalità: chi ha la fortu a di nascere in un paese ricco o riesce ad arrivarci, gode più o meno di tutti i vantaggi politici ed economici. Questo sistema si scontra con il desiderio dei poveri di trasferirsi in paesi ricchi da un lato e dall’altro con la pretesa che i migranti siano respinti perchè fanno concorrenza ai lavoratori locali. Una alternativa a questo modo di pensare è un sistema in cui i migranti ottengono il riconoscimento di diritti internazionali di esistenza simili e uguali senza distinzione di nazionalità.

di Claudio Caldarelli

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