La pescatrice di perle

Un lungo monologo ben recitato, espressivo, che rende bene la donna, la mente pensante che è stata Hannah Arendt. Nel racconto della sua vita vengono messe in evidenza le vicissitudini di una ebrea tedesca perseguitata, costretta a fuggire e a vivere da apolide, che perde famiglia, amici, come ad esempio il ricordo di Walter Benjamin, tutto.

Lo spettacolo ricostruisce la genesi del pensiero di Hannah Arendt, seguendo lo sviluppo del processo Eichmann, che la porterà alla formulazione del concetto de “la banalità del male”: nascondendosi dietro la frase “ho obbedito ad un ordine” oppure “ho rispettato la legge”, individui comuni, compiono azioni delle cui conseguenze non si preoccupano pur conoscendone l’esito finale.

Viene anche messo in evidenza un altro dei capisaldi del suo pensiero: quello sullo sviluppo della tirannia e del dispotismo, che ha bisogno di uno stato molto burocratizzato come la Germania nazista o la Unione sovietica stalinista. È in queste strutture burocratiche che i tanti anonimi e mediocri Eichmann, che non avrebbe mai potuto accedere agli alti gradi delle SS viste le sue origini modeste, proliferano, coloro che nel fare il proprio lavoro girano la testa, chiudono gli occhi, non si fanno domande sulle conseguenze dei loro atti. Non discernono il male assoluto.

Ottima la scelta di mettere in evidenza tale aspetto in questo momento e richiamare l’attenzione sulle conseguenze del proprio operato.
Altro tema che è stato evidenziato è il ruolo attribuito dalla pensatrice ai consigli ebraici e alle attività da essi svolte durante la SHOAH.

La recitazione fa emergere la scomodità delle riflessioni di Hannah Arendt che ci mette brutalmente davanti alle conseguenze del nostro chiudere gli occhi, girarsi dall’altra parte, le responsabilità degli europei, degli ebrei, dell’umanità intera. Ognuno di noi poteva esser parte di quella macchina, ed è proprio questo che rende difficile accettare l’impietosa analisi e le sue conclusioni.

Ben sintetizzata la vita e soprattutto il pensiero di Hannah Arendt, ottima la recitazione di Marianna De Pinto, coinvolgente, nonostante il ripido sentiero che si percorre cercando di seguire il pensiero della filosofa che non amava definirsi tale, e che ha trasmesso con la sua interpretazione una immagine che molto si avvicina a quella che emerge avvicinando i suoi testi.

di Corrado Venti

Print Friendly, PDF & Email