Il realismo magico di García Márquez

Gabriel García Márquez lo scrittore dell’immaginario, dell’incanto, del sogno ad occhi aperti. Uno dei più grandi narratori del ventesimo secolo, rappresenta il realismo magico con romanzi che ipnotizzano il lettore. Nel 1982 gli fu assegnato il premio Nobel. In “Cent’anni di solitudine” racconta la saga dei Buendia e di Macondo. Un po’ una sua biografia magica. Luoghi impensabili, intrisi di fantasia con al centro vicende realmente accadute. 

Un monumento del romanzo, letto da generazioni di giovani, forse il libro più letto degli anni settanta/ottanta.

Gabriel García Márquez ha scritto decine di romanzi, tutti accattivanti, fantasiosi, magici. Ha saputo raccontare il Sudamerica, i paesi di lingua spagnola, i conquistadores e i missionari. Le arroganze del potere, di chiesa e militare. Ma ha raccontato anche l’amore. L’amore passionale, intenso, potente, in tutte le sue forme. “L’amore ai tempi del colera” ma anche “Nessuno scrive al colonnello” oppure “Cronaca di una morte annunciata”. 

Molto influenzato dal nonno, un colonnello colombiano, dal soprannome particolare “Papaleo”. Gli insegnò il miracolo del ghiaccio. Papaleo ogni anno accompagnava Gabriel al circo e gli faceva consultare il dizionario.

Fece il giornalista, girovagò per il mondo. Sempre al fianco della rivolta e dei contadini sfruttati. Animò le discussioni, prese parte alle manifestazioni per la libertà. Era contro i poteri. Si innamorò della figlia del farmacista che poi sposò, Mercedes Barcha, da cui ebbe un figlio. Lavorò come corrispondente di Prensa Latina a New York. Divenne amico e sostenitore di Fidel Castro e della rivoluzione cubana, questo gli fece inimicare la CIA, che lo minacciò ripetutamente. 

Per questo si trasferì in Messico dove poi nacque il secondo figlio. Qui scrisse “La mala ora”. 

Gabriel García Márquez, il visionario, l’incantatore, l’inventore del realismo magico, ci riporta tutti con lui a Macondo con Cent’anni di solitudine.

Emanuele Caldarelli

Print Friendly, PDF & Email