Italia, il tappetino del silenzio sotto le suole inquinate Fiat

Barare sulle normative ambientali non è crimine senza vittime”: questa è la denuncia scarna ma altamente drammatica della T&E – Trasport and Enviroment (Trasporti e Ambiente) di Bruxelles. Si riferisce ai Paesi europei con maggiori decessi legati alle emissioni automobilistiche fuori norma del diossido di azoto. La macabra classifica è questa: 21.600 Italia, 10.400, Inghilterra, 7.700 Francia, 5.900 Spagna, 2.300 Belgio. Questo i dati dell’agghiacciante rapporto del settembre 2016 della T&E dal titolo: “Diselgate: Chi? Cosa? Come?”. Dati sull’inquinamento reale che si rifanno anche ad altre fonti. L’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA), che indica in 72.000 le morti premature al 2015 dovute soltanto alle emissioni fuori norma del biossido di azoto (NO2). Altre fonti sono Equa Index e i risultati di indagini condotte dai governi francese, inglese e tedesco. Il 79% dei veicoli diesel Euro 5 e il 64% di quelli Euro 6 sono fuori delle norme oltre 14 volte in più delle soglie consentite. Le Fiat e le Suzuki (cui Fiat fornisce i motori) superano le 15 volte in più. 29 milioni sono i “veicoli sporchi” in circolazione in Europa. 5 milioni e mezzo in Francia, 5,3 milioni in Germania, 4,3 milioni in Inghilterra, 3,1 milioni in Italia, 1,9 milioni in Spagna, 1,4 milioni in Belgio. I marchi coinvolti sono quelli di tutte le grandi e medie case automobilistiche mondiali: Renault (e Dacia), Hyundai, Opel/Vauxall, Chevrolet e Nissan. Le migliori performance sono invece quelle di Seat, Honda, BMW, Mini, Ford e Peugeot. Nella lista nera per i Diesel Euro 6 c’è Fiat, con la motorizzazione collegata di Alfa Romeo e Suzuki, Renault con Dacia, Nissan e Infinity, e Mercedes. A tutto questo devono aggiungersi le reiterate denunce che la Germania – dopo il riconoscimento delle manomissioni Volkswagen – rivolge nei confronti della Fiat-Fca per sui dati truccati delle proprie emissioni di gas nocivi su diversi suoi modelli in circolazione.

Alla luce di questi dati – da tempo noti e diffusi dai maggiori media internazionali – può sorprendere la denuncia dell’Ente di Protezione Ambientale Usa contro la Fca? No, deve sorprendere invece il silenzio delle autorità nazionali europee e in primo luogo italiane, potendo vantare il nostro paese une delle aziende automobilistiche più inquinanti del mondo. Un silenzio che – come ci insegna T&E sulla scorta di dati incontrovertibili – non è senza conseguenze, ma miete vittime concrete, stragi di persone in sospensione tra l’asfalto che percorrono e l’aria che respirano.

Anche non volendo negare che Obama abbia voluto piazzare un’altra pesante grana nell’amministrazione del suo successore Trump, dobbiamo notare, però, che anche il Dipartimento di Giustizia Usa ha avviato un’indagine per una eventuale omissione di comunicazione sul software usato da Fiat-Chrysler (FCA) per misurare i suoi livelli di emissione, oltre un’alterazione sui dati di vendita commerciale. Anche se la prossima amministrazione Trump dovesse mettere la museruola all’Epa e al Dipartimento di Giustizia (cosa non facile), e annullerà la multa di circa 45 milioni di dollari, nulla impedirà agli acquirenti yankee delle 104.000 vetture FCA considerate fuori legge di promuovere una class action, ossia un’azione legale di massa, contro l’azienda italo-americana. Inoltre una caduta di fiducia da parte dei consumatori sarebbe letale.

Soprattutto quella che si profila è una saldatura tra le indagini Usa e quelle della UE. La portavoce della Comunità Europea, Lucia Claudet afferma di essere in costante contatto con le autorità americane per verificare eventuali violazioni di legge e danni causati dai veicoli fabbricati da FCA in America venduti sul territorio europeo. C’è da augurarsi un ripensamento reale dell’Europa su questo inquietante versante che investe ormai direttamente anche Renault. Dice Greg Archer, responsabile di E&T per i veicoli puliti: “L’uccisione di migliaia di persone può essere fermata solo da un organismo “cane da guardia” europeo contro gli stati membri che proteggono le industrie nazionali e che porti alla formazione di un unico mercato continentale negli interessi di tutti i cittadini”. Il vertice UE, a partire da Junker, sta facendo però resistenza a fornire tutti dati e documenti richiesti, mentre in Italia i sindacati – esclusa la FIOM – si sono già sdraiati a fare da tappetino sotto le suole infangate, inquinate dell’alto management FCA.

di Riccardo Tavani

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