Alla ricerca di una mano tesa per Alessandro Quinte
Da pochi giorni, siamo entrati nel 2017. Ne è passato di tempo dalle lotte per i diritti, di ogni genere, eppure spesso guardandoci intorno, sembriamo ancora impantanati nel caos della noncuranza. Istituzionale e anche sociale.
Più ci informiamo, o ci confrontiamo e più ci sentiamo smarriti. Abbandonati con un’unica domanda: Lo Stato dov’è?
Ce lo chiediamo frequentemente e più analizziamo la realtà dei fatti, più il quesito continua a farsi acuto e a rimbalzare all’impazzata tra un caso e un altro.
Come succede per Alessandro Quinte, quarantaseienne lombardo trasferitosi a Cerveteri (comune di Roma), una decina di anni fa.
All’inizio era tutto perfetto, poi diverse vicissitudini tra cui la perdita del lavoro e la malattia, l’hanno costretto a implorare ripetutamente aiuto. Con scarsi risultati, se non da parte degli amici più stretti.
Attualmente vive nella sua utilitaria, unico bene rimasto illeso dalla morsa della crisi, con un sussidio di soli 289,00 euro. Il compenso che spetta agli invalidi al 100% nel nostro paese.
Ѐ affetto dal morbo di Crohn, è un malato oncologico. Eppure non si arrende, non si piega a chi gli ha voltato le spalle e l’ha abbandonato al suo crudele destino.
Combatte ogni giorno alla ricerca di un nuovo impiego, che dovrebbe essere agevolato per un’assunzione sia nel privato che nel pubblico e per quel minimo di dignità che spetta a un essere umano in quanto tale (soprattutto nelle sue condizioni, che richiedono una perfetta e costante igiene).
Non chiede troppo, no, tuttavia questa è la sensazione che spesso gli perviene quando tenta di lanciare il suo grido di aiuto.
Perché il Comune e i Servizi Sociali, si sono arenati subito? Quando arriveranno i fatti, anziché le promesse? Arriveranno?
E in ultimo, ecco torna come un boomerang anche il solito sconcertante interrogativo: Lo Stato dov’è?
di Sara Di Paolo