GRETA E ISHA’

silviaSEGUIRE LE ISTRUZIONI PER TORNARE AL “GIARDINO DI GIOIA”

Sarà l’attaccatura dei capelli, sarà la fronte o l’incarnato, oppure quei capelli portati da un lato o quel sorriso impercettibile che stona con lo sguardo preoccupato? Non saprei, ma quello che so è che quando ho visto il dipinto di Lucas Cranach il Vecchio, conservato nella galleria degli Uffizi di Firenze, ho subito pensato alla somiglianza tra Ishà(Eva) e Greta Thumberg, se non altro almeno l’orecchio sinistro è identico! Se poi si riuscisse a capire, se la mela è stata già morsa o meno, potremmo determinare se stiamo parlando di Ishà la donna prima del peccato, oppure di Ivvah la donna dopo il peccato (ma poi dove sta scritto che era una mela? Da nessuna parte).

Partiamo dal presupposto che Ishà è quella creatura generata dall’osso di Ish (notate che non è una costola, ma un osso chiamato zelah che potrebbe essere un femore che significa colonna-fondamento), tanto che lui quando la vede esclama: “Questa sì! Ѐ osso delle mie ossa, carne della mia carne. Si chiamerà: Ishà perché è stata tratta dall’uomo” (Gn2,23). Ora. Pensandoci bene, la giusta traduzione sarebbe uoma, visto che Ish significa uomo, ma dato che in italiano la parola uoma non esiste, allora toccherà per forza di cose chiamarla donna. Ѐ bello ripercorrere il lavoro di Dio durante la creazione, perché ci permette di renderci conto di quanto sia grande il dono che ci ha fatto, dopo aver separato il giorno dalla notte, il sole dalla luna e le acque dalla terra, ecco che si impegna per rendere la terra il pianeta più abitabile possibile: “ le acque producano animali che guizzano e in cielo volino gli uccelli, mentre sulla  terra varie specie di animali, quelli selvatici, quelli domestici e quelli che strisciano al suolo.”(Gen1,20).  Il primo ad essere soddisfatto di come era venuto l’universo, era proprio Lui che infatti, vedendo come era bello, disse: “Facciamo l’uomo: sia simile a noi, sia la nostra immagine. Dominerà sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, sugli animali selvatici e su quelli che strisciano al suolo” (Gen 1,26). Si accorge poi che all’uomo serve un aiuto e quindi una volta creata la “uoma” dal suo osso, per dargli sostegno ed aiuto nel custodire la terra, sentite che augurio fa ai novelli sposi benedicendoli con queste parole: “Siate fecondi, diventate numerosi, popolate la terra, dominatela e governatela. Vi do tutte le piante con il proprio seme, tutti gli alberi da frutta con il proprio seme, così avrete il vostro cibo. Tutti gli animali selvatici, gli uccelli del cielo e tutti gli altri esseri viventi mangeranno l’erba tenera.” (Gen 1,29). Ebbene alla fine, il lavoro fatto in quei sei giorni, era stato ottimo, tanto che Dio stesso vedendo tutto quello che aveva fatto, lo reputò “davvero molto bello” (Gen 1,31). “Piantò un giardino a oriente nella regione di Eden e vi mise l’uomo che aveva plasmato. Fece spuntare dal suolo alberi di ogni specie: erano belli a vedersi ed i loro frutti squisiti. Nel mezzo del giardino piantò due alberi, uno per dare la vita e uno per dare la conoscenza di tutto, raccomandandosi di non mangiarne i frutti “Puoi mangiare il frutto di qualsiasi albero del giardino, ma non quello dell’albero della conoscenza di tutto. Se ne mangerai sarai destinato a morire.” (Gen2,16)

 Ora, bisognerebbe avere la capacità di poter leggere dentro le cose, nel tentativo di vedere l’opera creatrice di Dio dentro ognuna di loro, ma come fare? Ci sembra così tutto scontato, così gratuito e purtroppo sappiamo bene come l’animo umano non dà valore alle cose gratuite. Non abbiamo forse perduto il senso di quanta immeritata bellezza ci è stata donata? Ma forse perdere non è il verbo giusto, perché i due Ish e Ishà ci hanno messo un nano secondo a perdere quel senso, e noi da buoni eredi non abbiamo fatto altro che imitarli. Qui entra in campo Greta che forse inconsciamente con la sua somiglianza con Ishà, ci sbatte in faccia il suo schifo per noi, ricordandoci quanto l’essere umano abbia disprezzato questo stupendo regalo. Ci dice che le nuove generazioni possono fare qualcosa per recuperare ai nostri sbagli, ma è indispensabile che ci impegniamo anche noi oggi, adesso, proprio ora.

Il bello è che la Bibbia ci racconta che la colpa di tutto fu proprio della ingenua Ishà che abbocca al tranello dell’astuto serpente quando vago la butta là: “Così Dio vi ha detto di non mangiare nessun frutto degli alberi del giardino?”  e lei innocentemente abbocca: “Noooo, noi possiamo mangiare tutti i frutti degli alberi del giardino! Soltanto all’albero che è in mezzo a giardino Dio ha detto: non mangiatene il frutto, anzi non toccatelo, altrimenti morirete!”. Avesse saputo le conseguenze del suo gesto ci avrebbe pensato a prendere uno di quei frutti quando il serpente le dice “Non è vero che morirete, anzi Dio sa bene che se ne mangerete i vostri occhi si apriranno, diventerete come lui: avrete la conoscenza di tutto.” (Gen 3,4). Accidenti che notizia! “La donna osservò l’albero, i suoi frutti erano certo buoni da mangiare, era una delizia per gli occhi e desiderabile per acquistare saggezza, quindi ne prese uno e ne mangiò. Poi lo diede anche a suo marito ed egli lo mangiò.” (Gen 3,6) Possiamo dire che tutto il guaio è iniziato lì? Ѐ chiaro che bisogna essere dei fedeli che non si fanno domande, per bersi la storiella del frutto proibito, ma il senso della Genesi è ben altro, l’idea di cadere nell’errore anche se si è stati avvertiti è ben chiara, mi sembra. Dobbiamo ricordarci che l’Antico Testamento, soprattutto questa parte chiamata Genesi, fu scritta in un contesto storico particolare, in cui la cultura dei circoli sapienziali cercava di far passare un messaggio velato ma preciso, nascosto all’interno di ciò che scrivevano, questo significa che andrebbe interpretato parola per parola per scoprire il vero intento dello scrittore. Occorre quindi armarsi di tanta pazienza per studiare la lingua ebraica e quella greca per riuscire a fare chiarezza, per avere uno strumento di controllo per la decodificazione del testo. Era  quello un periodo tragico per il popolo d’Israele, allontanato a forza dalla sua terra, viveva un esilio a Babilonia durato ben quaranta anni, durante i quali cerca di rafforzare l’idea di patria, di legame con la propria terra, di esistenza di un intero popolo, ecco il motivo per cui reinterpretano la storia delle origini, mettendo per iscritto quello che fino ad allora era stato tramandato oralmente, la Parola( il Logos) farà ordine contro il caos, il disordine. Le cosmogonie già presenti nella cultura greca e babilonese vengono riprese nella Bibbia ed usate nella stesura di questo capitolo, vengono utilizzate immagini del passaggio dal caos all’ordine, cioè dall’esilio in Babilonia alla liberazione, il senso di tutto è: Dio che sempre ci osserva, interviene per riportare l’ordine e rimetterci sulla giusta strada   

E allora, la somiglianza mi ha fatto sperare nel miglioramento della nostra situazione, e se Greta facesse parte di questo ciclo costante di alternanza tra caos e ordine, così ben descritto nell’Antico Testamento? Se magari riuscisse ad interpretare giustamente la volontà del Padre? Riuscirà a dare una svolta alle nostre malefiche abitudini, ai nostri errori, cioè agli errori dei figli di Ishà? Fermi tutti, mi ero dimenticata di dire che dal momento che farà dei figli, Ishà cambierà nome diventando Ivvah, la vivente, ovvero colei che genera, che dà la vita (ricordate il “siate fecondi”?). La generazione è la via con cui Dio ha permesso all’uomo (che infatti cambia nome pure lui e da ora in poi si chiamerà Adam da Adamà=terra) di rimanere sulla terra e di continuare a governarla. Un attimo di riflessione: noi sappiamo governarla? Ma abbiamo capito che Adam e Ivvah siamo noi?  Che siamo noi i custodi di questo giardino meraviglioso? Penso di no, ma credo che almeno Greta l’abbia capito, ricordandoci ogni giorno con le buone o con le cattive, di prenderci cura di quell’immondezzaio che l’abbiamo fatto diventare: il bel cielo azzurro offuscato da fumi di scarico di automobili e aziende, il bel mare soffocato da plastica e liquami, il bel giardino una discarica a cielo aperto.  Ricordandoci che il tempo sta per scadere e che abbiamo distrutto gran parte delle risorse che erano disponibili da milioni di anni, Greta ci ricorda che è necessario impegnarsi per un cambiamento radicale, una svolta epocale che ci riporti dal caos all’ordine, dalle tenebre alla luce. Possiamo fare questo sforzo? La giovane simil-Ishà ci ha denunciato pubblicamente incolpandoci del degrado e della distruzione del futuro di tutti i ragazzi come lei, e sinceramente mi sento di darle ragione: abbiamo combinato un bel guaio! Ce la facciamo a darle una mano e riparare agli errori fatti finora? Ce la facciamo a cambiare abitudini nel nostro piccolo, facendo un po’ di autocoscienza e di pulizia all’interno della piccola goccia che ognuno di noi è nell’immensità del mare di cui siamo parte?                                         

di Silvia Amadio