Il mondo mantenuto dai poveri

Le immense cifre di ricchezze nascoste al sicuro nei paradisi fiscali, con l’aiuto e la collusione tecnica, politica, economico-finanziaria, da coloro che sono leader o classe dirigente, sono la prova che il mondo è mantenuto dai poveri. Solo in apparenza il sistema di tassazione è proporzionale al reddito, mentre in pratica, coloro che dovrebbero pagare di più evadono, con il lasciapassare dei governi che non perseguono gli evasori dei paradisi fiscali. La realtà è rovesciata, i ricchi evadono, i poveri, cioè i lavoratori, donne e uomini, pagano fino all’ultimo centesimo, anche se non arrivano a fine mese, o peggio alla terza settimana. Un sistema inesorabile di controllo non lascia scampo al lavoro subordinato, così che i servizi, scuole, università, ospedali, polizia, treni, autostrade, sono finanziati dalla parte più povera del mondo. Il paradosso è che spesso traggono nessun beneficio dai servizi che mantengono in vita. Per i lavoratori, uomini e donne, è sempre più difficile mandare i figli all’università o per loro accedere ai servizi medici di prevenzione, non arrivando a fine mese risparmiano sulla salute. Qui comincia il trucco, i poveri pagano mentre i ricchi evadono, dispongono di numerose piazzole di sosta o scambio, dove le tasse sono inesistenti o di favore: i paradisi fiscali. Ma per non destare sospetti ci addomesticano con dichiarazioni del tipo che bisogna avere un atteggiamento benevolo con i capitali altrimenti fuggono, oppure che per attrarre capitali dobbiamo dare loro un trattamento di favore, o approvare sanatorie e scudi fiscali affinchè tornino. Tutto questo avviene mentre i lavoratori, poveri, pagano senza esclusione di colpi, e se per errore o mancanza di risorse, non pagano una multa o una gabella, arriva equitalia che ti blocca la macchina, ti sequestra quel poco che hai e ti costringe ad un viatico infernale che nel frattempo decuplica il valore di quanto devi pagare.

Il Fmi ( fondo monetario internazionale) indica in circa 5.500 miliardi di euro il valore delle transazioni nei paradisi fiscali, di cui 1.010 miliardi di euro evasi in europa. Ci sono 4.000 banche con 2 milioni di società ombra , questa la struttura dell’evasione globale. E ancora, 7.800 miliardi di dollari il valore dei conti offshore di cui 80% appartiene alle famiglie più ricche del mondo, che non pagano il 40% medio di tasse sulla ricchezza, ma solo il 3%, togliendo risorse ai servizi, alla difesa, alla inclusione e maggiormente al salario da fame dei lavoratori o alle pensioni minime. Nelle cosiddette lavatrici dei paradisi fiscali, finivano circa 110 miliardi di dollari tricolore, cioè italiani, oggi rivalutati a 180 miliardi, questo il dato che riguarda l’Italia. Però agli operai della Ilva o delle fabbriche in crisi si dice: spiacenti ma dovremo licenziarvi se non accettate di essere sottopagati con le nuove regole imposte dal Job Act. Intanto dalle buste paga del lavoro subordinato il prelievo avviene alla fonte, i lavoratori, già poveri, precari e senza futuro, pagano senza via di scampo. Pagano anche se non arrivano a fine mese, mentre i notiziari ci informano che è evaporato il 10 o 20 o 30 per cento del pil del mondo, ma non è così. Una quota consistente del pil del mondo è nei conti offshore dei paradisi fiscali. Una immensa, enorme ricchezza, nascosta per non essere redistribuita, per non essere usata per abbassare le disuguaglianze. Una immensa ricchezza tolta alla poverta. Ma la cosa drammatica e grave è che questo furto è legalizzato, non punibile, non perseguibile.

Il mondo è mantenuto dai poveri.

di Claudio Caldarelli

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