I grandi numeri dello sfruttamento

Molti anni fa l’arrivo mensile delle pensioni presso l’ufficio postale era una occasione di incontro per gli aventi diritto, di ricordo per quelli che erano mancati, di mutua presa in giro per le cifre delle pensioni.
C’era un rituale, per la precedenza nella riscossione; al loro arrivo i postulanti ponevano i loro libretti uno sopra l’altro, allo sportello preposto, e l’impiegato attuava la precedenza estraendo quello più basso.
Al mio paese c’era un rituale un po’ diverso. Con gli arrivi dei pensionati si costituivano 2 file di libretti. E l’impiegato procedeva sempre estraendo i libretti da una fila soltanto, sempre la stessa. E i postulanti della seconda fila non protestavano la loro precedenza ed aspettavano che fosse esaurita la prima fila …
Era stata concordata una precedenza, condivisa senza troppi problemi. Prima le pensioni di lavoro, tutte quelle di lavoro. E solo dopo le altre, quelle di vecchiaia, di invalidità civile, di reversibilità (salvo casi evidenti di disagio fisico) …

C’è stato anche un tempo in cui i contributi versati erano una proprietà riscattabile, anche se non si raggiungeva il periodo minimo per la pensione. Oggi sarebbe impossibile, visto che i contributi per il lavoro di oggi sono necessari per pagare le pensioni in essere, anche quelle ottenute senza versamenti (e per questo sono particolarmente preziosi i contributi dei lavoratori migranti messi in regola, che difficilmente potranno avere una pensione) …
Eppure forse qualcosa si potrebbe fare. Se la pensione di cittadinanza diventasse un provvedimento assegnato a tutti, indistintamente, si potrebbe creare una giusta differenza per quelli che hanno lavorato, che avrebbero in più un aumento corrispondente ai contributi versati (come pensione aumentata, od anche come liquidazione).

Non si creda che siano considerazioni inutili, almeno se vale ancora l’articolo uno della nostra Costituzione. Sono aspetti che comporterebbero anche un intervento sul valore minimo dell’ora lavorativa, in un mercato che oggi vede addirittura retribuzioni orarie di 3 euro l’ora per i migranti che raccolgono frutta, o di 5-6 euro per le consegne a domicilio e per il lavoro domestico.

Ma queste sono considerazioni poco adatte, per il governo dei nostri tempi, che sbandiera leggi per decine di persone, ma si guarda bene da intervenire su fenomeni che riguardano milioni di persone.
Come , ad esempio, l’evasione fiscale, che è annualmente più di 190 miliardi di euro (stime Sole24Ore), a fronte di 125 della Germania.
Cioè con un milione e novecentomila persone che evadono annualmente centomila euro.
E con un recupero da parte dello stato nell’anno 2017 (considerato come eccezionale) di solo 19 miliardi.
Con un debito pubblico italiano spaventoso, più di 2.300 miliardi di euro, che continua a crescere. Eppure, se si evadesse solo come in Germania, in venti anni potrebbe essere totalmente azzerato.
Già. Ma in Italia i carcerati per motivi fiscali sono inferiori di cinquantacinque volte a quelli detenuti in Germania per gli stessi reati.

Si potrebbe continuare a lungo, con i grandi numeri. Ma è giusto pensare a chi sta peggio di noi.
All’Africa che ci è vicina, un miliardo di persone, saranno 2 miliardi nel 2050.
All’Africa, dove la miniera di diamanti più grande del mondo è nella Repubblica Centroafricana, il paese più povero del pianeta.
All’Africa, che da sempre, per secoli e tutt’oggi è stata oggetto di sfruttamento e di rapina da parte delle potenze coloniali dell’Europa.
All’Africa, di cui ha detto Jean-Claude Juncker, Presidente della Commissione Europea: “L’Africa non ha bisogno di carità, ma di un partenariato equo e leale. E noi europei ne abbiamo altrettanto bisogno”
C’è da sperare che sia così. Finalmente.

di Carlo Faloci

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