Asha uccisa a 17 anni perchè voleva studiare

Cerco sempre nelle vicende dei nostri giorni momenti di speranza per un futuro più giusto. Trovo segni di progresso, ma troppo spesso accompagnati da negatività.. Come due notizie molto diverse tra loro che ho letto, provenienti dall’India..
La prima riguardava il lancio di un satellite, Emisat, con risorse e progettazione tutta nazionale, un segno di grande capacità tecnica. Ma con un utilizzo previsto solo militare, quello di proteggere le difese nazionali, compresi i jet da combattimento e di rilevare i radar nel territorio nemico (ovviamente il Pakistan).
La seconda erano informazioni sulla scuola elementare e media (dieci classi, fino a 16 anni) resa ormai obbligatoria, con testi in inglese. Ma accanto ad essa era riportata quella dell’uccisione di Asha Rai, 17 anni, da parte di 7 uomini del suo villaggio, nel distretto di Bihar, perché voleva continuare gli studi.

A che serve il progresso, mi sono chiesto, se è accompagnato da segni indegni dell’umanità?
A che serve lanciare un satellite non per contribuire alla diffusione dell’informazione, ma solo come strumento di difesa-offesa?
A che serve un programma scolastico moderno se si uccidono donne, solo perché donne, che vogliono continuare a studiare?

Anche da noi ci sono segni di contraddizione, molto spesso.
Non mi capita sovente di vedere le cronache con giovani in qualche rilievo.
Se succede, trovo riprovazione per aspetti negativi di costume, o per parlare del debito enorme che verrà lasciato loro, naturalmente sottacendo che siamo noi che continuiamo a ingigantirlo con una dissennata economia pubblica e un vigliacco disimpegno privato, fatto di evasione fiscale e di corruzione.

Negli ultimi tempi, peraltro, si è parlato di giovani per qualche episodio positivo, per qualche manifestazione di impegno sociale. Penso allo schierarsi di molti per la difesa ecologica della terra di Greta, penso ad Adam e Ramy cittadini italiani “ad honorem”, penso a Simone, il quindicenne di Torre Maura, che ha difeso i rom: “Nessuno deve essere lasciato indietro, né italiani, né rom, né qualsiasi tipo di persona”…
Vorrei sperare che siano segni, questi episodi, di una presenza più attiva dei giovani di quella finora dimostrata solo con fiaccolate o per diatribe sul telefonino, senza che abbiano poi seguito di presenza collettiva nella società.

Ma ci sono state anche manifestazioni di diverso segno.
Come a Torre Maura, dove ho visto pezzi di pane calpestati nel fango e mi sono tornate a mente parole che mi fecero imparare e recitare quando avevo quattro anni: “Rispettate il pane, sudore della fronte orgoglio del lavoro …”, una delle poche cose di Mussolini da ricordare.
No, non sono fascisti quei facinorosi che urlavano a braccio alzato.
Sono peggiori, se possibile, sono nazisti. Che vivono di odio. Che occupano un edificio del centro storico di Roma dal dicembre 2003, ma non vengono mandati via. Perche c’è una lista da rispettare, ha detto la prefettura… Perché vengono prima gli edifici pericolanti, hanno avuto il coraggio di dire al ministero dell’economia..
Vivono di odio. Contro chi è più debole, chi non trova difese. L’ha anche detto, sprezzante, qualcuno di loro: “Saremo indagati per odio razziale? Per me è una medaglia!».
Non ci sono diritti negati, tra chi protesta. Solo guerra tra poveri, come se il degrado delle periferie fosse colpa dei rom e non di un potere che protegge solo la società del profitto. Una guerra come a Torre Maura, dove a fronte delle serene parole di Simone, una ragazza, una studentessa di 18 anni gridava stravolta: “Li odio!”
Come a Casal Bruciato, dove si gridava: “Lo volete capire che gli zingari sono tutti ladri e sono un problema? Qua non si tratta di razzismo, ma di realtà” e ancora : “Vinceremo contro i rom come a Torre Maura” …

Non c’è salvezza, ormai. Falsità che diventano realtà accettate, appoggiate dai “ma..” del ministro dell’interno, “ma” che ci sono sempre, se si tratta di non italiani. Ma anche di italiani per nascita, ma rom, dei quali si vogliono cancellare gli insediamenti,e per i quali si ostacola o si rifiuta una soluzione di integrazione.
Già, sono ormai luoghi comuni,come le notizie: “un nigeriano ubriaco..” e mai “un italiano ubriaco”.. O come le convinzioni: “Tutti ladri, i rom, come tutti delinquenti i migranti (quelli di colore)“ oppure: “le carceri sono piene di stranieri”.
Ma mai si dicono realtà brucianti come “non ci sono in carcere evasori fiscali”, oppure “Tutti evasori i gioiellieri, o i commercianti”, anche se per molti di essi l’evasione fiscale è anzi premiata con condoni.
E non si dice, non è giusto dire “sono tutti camorristi i napoletani di Forcella e di Secondigliano” o “sono tutti mafiosi i palermitani dei quartieri Zen e Brancaccio”..
Ma allora, perché si afferma che sono delinquenti tutti i rom, o tutti i migranti (di colore)? C’è un nemico, un nemico vero: il profitto,che è il fondamento di una società basata sullo sfruttamento, con i ricchi sempre più ricchi e i poveri più poveri. Donne, giovani, gli strati più deboli della popolazione ne sono le vittime.
Ma non solo in Italia. C’è ormai un declino della vecchia Europa, ci sono modelli di società che crescono, in America Latina, in Asia, in Africa che però non esprimono segni veri di cambiamento. Penso a Asha, India, 17 anni, uccisa solo perché voleva studiare.
Forse potrebbero venire, quei segni, da una Unione Europea che si battesse per garantire uguali diritti e doveri per tutte le donne e gli uomini della terra. Forse.

di Carlo Faloci

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