La conquista della Gallia

“Gallia est omnia divisa in partes tres”. Quasi tutti avranno sentito una volta queste parole, soprattutto chi ha frequentato il Liceo Classico. Si tratta dell’incipit del De Bello Gallico di Giulio Cesare, scritto dal condottiero per narrare le sue gesta durante le operazioni in Gallia.
Nel 59 a.C., all’indomani dell’accordo detto “triumvirato” a Cesare era necessario un grande successo militare per fare carriera e per bilanciare i successi di Pompeo in Oriente.
Per primo volse le sue mire verso l’Illirico e verso il popolo dei Daci, ma presto tornò sui suoi passi e puntò sulla Gallia, per due motivi: il primo era la migliore connotazione del territorio, il secondo era la divisione perenne all’interno delle varie tribù, alcune delle quali guardavano positivamente al dominio romano.
Cesare ottenne il proconsolato per le provincie di Illyria, Gallia Cisalpina e Gallia Narbonense.
La guerra ebbe inizio nel 58 a.C. ed ebbe diverse fasi, non tutte favorevoli al generale romano.
Tra gli eventi più noti va sicuramente annoverata la battaglia di Alesia, del 52, capolavoro tattico di Giulio Cesare che gli permise di proseguire la campagna spegnendo gli ultimi focolai di ribellione al dominio romano: nel 50 la conquista era ultimata.
Da grande uomo politico, attento ai particolari, Cesare si occupò si far propagandare le sue conquiste sulle monete emesse dalla zecca di Roma.
Molte recano trofei con ai piedi due prigionieri gallici, e un paio di monete mostrano al dritto un ritratto femminile e uno maschile. Mentre per quello femminile si tende ad identificarvi la personificazione della Gallia, su quello maschile si è a lungo dibattuto e si è pensato di poterlo attribuite al famoso Vercingetorige, strenuo nemico di Cesare ad Alesia, giunto a Roma in catene, esposto al suo trionfo e in seguito strangolato nel Carcere Mamertino.
Anche se il ritratto maschile è inequivocabilmente quello di un Gallo, l’identificazione con Vercingetorige non è ufficialmente riconosciuta, seppur resta un’ipotesi affascinante.
di Fabio Scatolini
Print Friendly, PDF & Email