Pandemia: arriveranno i costi umani e sociali ed economici pesantissimi

Mentre noi siamo costretti a chiuderci in casa, il coronavirus SARS-CoV-02 se va in giro per il mondo. Eppure siamo stati proprio noi a “liberarlo”. Se, infatti,  il contagio si sta trasmettendo proprio ora e così rapidamente, un ruolo di primo piano è stato giocato dal nostro sistema produttivo e dalla nostra, folle, relazione con la natura.

Da anni, e inascoltate, si alzano voci allarmate che denunciano i molti rischi connessi al disastro ambientale e al cambiamento climatico. Oggi appare chiaro come ogni cosa è connessa: anche l’apparire di un virus che uccide i nostri anziani e stravolge le nostre vite.

Per sostenere il  nostro modello di produzione e consumo abbiamo sfruttato, senza alcun senso del limite, le risorse fossili che si erano accumulate nel corso di milioni di anni. Abbiamo strappato terreni agricoli alle foreste vergini e sfruttato all’inverosimile gli oceani.

Abbiamo visto, restando impassibili, le foreste bruciare, i ghiacciai sciogliersi, gli oceani riscaldarsi e gli insetti morire.

Alla ricerca di materie prime ci siamo spinti fin nei recessi più profondi delle foreste equatoriali e tropicali. Eppure sapevamo che molto spesso è proprio dai contatti ravvicinati tra uomini e animali che iniziano le epidemie. Addirittura  il 60 percento di tutte le malattie che colpiscono gli esseri umani provengono dagli animali (Nature : Jones et al., 2008).

E così, oggi, la nostra specie, che da sempre ambisce a spingersi più lontano, si ritrova chiusa in casa e costretta a rinunciare alle sue libertà fondamentali. Prima tra tutte quella di movimento.

Presto o tardi, anche se con costi umani, sociali ed economici pesantissimi, questa emergenza verrà superata.

Difficile dire se questa prova che ha sconvolto i rapporti interumani inciderà in qualche modo anche nella nostra relazione con l’ambiente. Pur nel buio di questi giorni, però, non possiamo ignorare quanto il nostro isolamento sociale – come dimostrano le immagini satellitari dell’agenzia spaziale americana Nasa e dell’Agenzia spaziale europea Esa – stia facendo bene al Pianeta

La concentrazione nell’aria di biossido di azoto, un gas irritante per l’apparato respiratorio e per gli occhi che può causare bronchiti, edemi polmonari e morte, è diminuita in modo significativo in queste settimane e la Terra, libera dai gas di scarico di fabbriche, centrali elettriche, automobili e aerei, è tornata a respirare.

Il nostro “ritiro” dal mondo ha prodotto effetti benefici sulla natura. Certo questo non ci consola dal dolore provocato dalla morte di migliaia di persone, però rappresenta un’evidenza che neppure i più accaniti negazionisti climatici possono ignorare.

Le conseguenze ambientali del contenimento stanno lì a dimostrare che gli obiettivi climatici potrebbero  essere raggiunti. Sopratutto considerando che nei prossimi mesi tutte le economie si troveranno ad investire  per evitare un duraturo tracollo economico.

La questione del dopo pandemia, allora, è se i miliardi di dollari, euro, yaun verranno impiegati per dare il via ad un vero Green Deal, ad un nuovo sistema produttivo ambientalmente compatibile.

Purtroppo alcuni segnali sembrano escludere questa possibilità. Già molte case automobilistiche affermano che la crisi del settore, provocata dal blocco della mobilità, renderà impossibile raggiungere gli obiettivi climatici previsti ma sarà, probabilmente, la caduta del prezzo dei combustibili fossili a confermare lo status quo.

Cori di “responsabili” si alzeranno per affermare che rinunciare, in tempi di crisi, a fonti energetiche così a buon mercato sarebbe una follia destinata a condannare l’umanità alla disoccupazione e alla miseria.

Se così sarà, se quelle voci prevarranno, se percorreremo la solita via per uscire dalle difficoltà attuali è molto probabile che la prossima crisi si stia già preparando.

di Enrico Ceci

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