Canan Kaftantsioglou, la ‘Kamala turca’ che sostiene curdi, gay e riconosce il genocidio armeno

Si chiama Canan Kaftantsioglou e sta studiando da candidata presidente in un Paese ancora dominato dai seguaci di Erdoğan, ma che sta vedendo nascere una nuova classe dirigente, moderna e aperta, anche grazie a quei movimenti giovanili che sono stati alla base del successo elettorale a Istanbul.

Una “Kamala Harris turca” per contrastare Recep Tayyip Erdoğan. La Turchia potrebbe giocare con Kaftantsioglou una carta democratica e liberale.

Lei è un medico di 48 anni che, pur di esprimere in autonomia la propria opinione, si mette contro l’establishment islamo-nazionalista dell’AkParti e della sua stessa coalizione filo-governativa. Sostiene apertamente i curdi e gli omosessuali, riconosce il genocidio armeno, si muove in bicicletta, ha un figlio e ha pianto per la morte di un membro fondatore del Pkk, Sakineh Janziz, uccisa a colpi d’arma da fuoco nel 2013 a Parigi. E soprattutto non ha paura: ha ricevuto centinaia di minacce da sessisti, nazionalisti, fanatici religiosi ma non ha mai pensato di fare un passo indietro. Così, da due anni è a capo del Partito Popolare Repubblicano (Chp) a Istanbul. Ha rischiato di vedersi aprire le porte del carcere lo scorso settembre: un tribunale l’ha condannata a 17 anni di reclusione con l’accusa di “insulto al presidente” e “terrorismo”. Ha fatto ricorso ed è in attesa di giudizio.

La sua ultima battaglia riguarda l’assassinio di 32 donne in Turchia la scorsa settimana da parte dei propri mariti. Kaftancıoğlu ha sottolineato che i femminicidi sono esponenzialmente aumentati da quando la Convenzione di Istanbul non è più applicata: “Vivere è vivere, non abbandoneremo la Convenzione di Istanbul. Vogliamo essere uguali, non prigionieri – ha detto – Opporsi alla Convenzione significa essere complici del femminicidio”.

In occasione dell’elezione dei vertici femminili del suo partito ha fatto un intervento carico di significati: “Non c’è mai una donna debole, c’è una donna che è stata indebolita. Sono pronta a dare qualsiasi contributo al modello di organizzazione delle donne”, a dimostrazione di una battaglia che da anni conduce, al fianco del volto nuovo della politica turca: quell’Ekrem Imamoglu, nuovo sindaco di Istanbul, simbolo di un vento anti-Erdogan che potrebbe spingersi altrove.

Ancora una donna che tenta di stravolgere il suo paese, che si batte con tutte le forze, con ostinazione, grinta, determinazione e a testa alta. Una battagliera che nulla teme e tenta l’impossibile, l’azzardo, il rischio, il pericolo per la sua stessa vita. Dobbiamo ringraziare Canan Kaftantsioglou per ciò che ci sta mostrando: una lezione di vita e ribellione all’ingiustizia per tutti noi.

di Stefania Lastoria

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