Per una pace duratura

Costruire la pace nel mondo è talmente facile da essere impossibile da attuare. Tutti i governati del mondo, occidentale e orientale, americano e europeo, russo e cinese, tutti sono consapevoli della facilità con cui si può costruire una pace duratura. Ma è questa facilità a rendere impossibile la sua applicazione, perché nessuno dei governati mondiali vuole realmente una pace duratura. C’è sempre un perché, un per come, un ma. C’è sempre un qualcosa per cui combattere. Quel qualcosa sono gli enormi interessi economici che girano intorno alle guerre. Abbiamo nel mondo tante di quelle guerre da poterla definire come “terza guerra mondiale” in atto. Tutti i giorni si spara. Tutti i giorni si uccide. Tutti i giorni si bombarda una scuola, un ospedale, un campo profughi. Tutti i giorni nel mondo centinaia di morti tra le macerie. Migliaia di bambini morti in questi anni nella indifferenza più totale dei governanti del mondo, che perseguono gli interessi di multinazionali e di banche senza scrupoli che hanno un unico scopo: arricchirsi sulla morte di innocenti.

Il primo gennaio del 2022 si è celebrata la 55ma Giornata Mondiale della Pace, Papa Francesco nel suo messaggio, ha indicato tre vie per costruire una pace duratura: dialogo fra generazioni, educazione e lavoro.

“Il dialogo tra le generazioni, quale base per la realizzazione di progetti condivisi. L’educazione, come fattore di libertà, responsabilità e sviluppo. Il lavoro per una piena realizzazione della dignità umana”. Tre elementi, dice il Papa, imprescindibili per dare vita ad un patto sociale senza il quale ogni progetto di pace si rivela inconsistente. La proposta di Papa Francesco, contenuta nel messaggio per la 55ma Giornata Mondiale della Pace, è talmente semplice, talmente umile, talmente facile da applicare che nessuno la riprende, nessuno la applica, nessuno ne parla. Anzi c’è il silenzio assoluto dei giornali e televisioni del mondo, come se non fosse mai stata fatta. La censura dell’indifferenza. I governanti ignorano volutamente quanto Francesco indica nel suo discorso. Eppure si tratta della Pace nel mondo.

“Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura. Francesco riconosce che, nonostante i molteplici sforzi mirati al dialogo costruttivo tra le nazioni, si amplifica l’assordante rumore di guerre e conflitti, mentre avanzano malattie di proporzioni pandemiche, peggiorano gli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale, si aggrava il dramma della fame e della sete e continua a dominare un modello economico basato sull’individualismo più che sulla condivisione sociale. Così come ai tempi degli antichi profeti, anche oggi il grido dei poveri e della terra non cessa di levarsi per implorare giustizia e pace. Papa Francesco ribadisce che la pace è insieme dono dall’alto è frutto di un impegno condiviso. C’è una architettura, dice Francesco, della pace, dove intervengono le diverse istituzioni della società, e c’è un artigianato della pace che coinvolge ognuno di noi in prima persona”. E per favorire questo artigianato della pace, indica tre vie. La prima è il dialogo fra generazioni. Perché in questo mondo alcuni provano a fuggire dalla realtà rifugiandosi in mondi privati e altri la affrontano con violenza distruttiva, ma tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta c’è un’opzione pacifica, non violenta: il dialogo. Il dialogo tra le generazioni. Francesco ci indica nell’incontro e nel dialogo la forza motrice di una politica sana che si offre come forma eminente di amore per l’altro, nella ricerca di progetti condivisi e sostenibili. Per questo vanno “apprezzati i tanti giovani che si stanno impegnando per un mondo più giusto e attento a salvaguardare il creato, affidato alla nostra custodia”.

La seconda via e l’istruzione e l’educazione. Il Pontefice sottolinea con amarezza che negli ultimi anni è diminuito, a livello mondiale, il bilancio per l’istruzione e l’educazione, considerate spese e non investimenti. Mentre sono notevolmente aumentate le spese militari, gli armamenti e tutto ciò che inquina e distrugge il pianeta. Sono aumentate le spese che uccidono e vengono chiamate investimenti. Gli investimenti che salvano vite, vengono chiamate spese. Questo è il mondo del capitale e della società dei consumi. Eppure istruzione educazione, dice il Papa, “sono le fondamenta di una società coesa, civile, in grado di generare speranza, ricchezza e progresso”. È dunque “opportuno è urgente che quanti hanno responsabilità di governo elaborino politiche economiche che prevedano un’inversione del rapporto tra gli investimenti pubblici nell’educazione e i fondi destinati agli armamenti”. È necessario impegnarsi nella cultura della cura, essendo questo, difronte all’inerzia delle istituzioni, il linguaggio comune che abbatte le barriere e costruisce ponti che unificano. Da qui l’importanza di forgiare un “nuovo paradigma culturale attraverso un patto educativo globale per e con le nuove generazioni…un patto che promuova l’educazione all’ecologia integrale, secondo un modello culturale di pace, di sviluppo solidale e sostenibile, incentrato sull’amore, sulla fraternità e sull’alleanza tra gli esseri umani e l’ambiente”.

La terza via è la sicurezza del lavoro e il lavoro, dice il Papa, “per costruire la pace è necessario promuovere e assicurare il lavoro. La dignità del lavoro in tutte le sue forme. I lavoratori migranti, non sono riconosciuti dalle leggi nazionali, come se non esistessero. Vengono sfruttati e resi invisibili da leggi che respingono invece di accogliere. Vivono in condizioni molto precarie per sé e per le loro famiglie, esposti a varie forme di schiavitù e privi di un sistema di welfare che li protegga…In molti Paesi poi crescono la violenza e la criminalità organizzata, soffocando la libertà e la dignità delle persone, avvelenando l’economia e impedendo che si sviluppi il bene comune. La risposta a questa situazione, dice Francesco, non può passare che attraverso un ampliamento delle opportunità di lavoro dignitoso. Il lavoro infatti è la base su cui costruire la giustizia sociale e la solidarietà in ogni comunità…Il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale. Per questo, incalza il Pontefice, è più che mai urgente promuovere in tutto il mondo condizioni lavorative decenti e dignitose, orientate al bene comune e alla salvaguardia del creato, perché il profitto non deve essere l’unico criterio guida…lavoratori e imprenditori cattolici possono trovare sicuri orientamenti nella dottrina sociale della Chiesa”.

di Claudio Caldarelli e Eligio Scatolini

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