Svastiche sulla tomba di Alfredino Rampi. Un gesto vigliacco che offende la memoria collettiva

Undici svastiche disegnate da ignoti sulla lapide di un bambino che nel giugno del 1981 inchiodò un’intera nazione alla diretta televisiva fino al tragico epilogo della sua morte, avvenuta in un pozzo artesiano a Vermicino, in provincia di Roma.

Un gesto che offende e indigna chi, come me, ricorda ogni singolo istante di quella tragedia. Alfredino aveva 6 anni, io ne avevo 8. Con Alfredino, compresi che la morte non dipende solo dall’età anagrafica, ma anche da tragiche fatalità, da mancanza di sicurezza e di competenze, dall’assurdità di un momento.

Sabato scorso è stato inaugurato a Roma, nel quartiere Garbatella, un murale per ricordarlo, con il viso sorridente e la canotta a righe bianche e blu, ormai per sempre nella memoria di ognuno.

Il 10 giugno del 1981 Alfredino tornava a casa, con il papà Ferdinando e altre due persone, da una passeggiata in campagna, non lontano dalla propria abitazione, quando chiese di poter proseguire  da solo passando per i campi. Non raggiunse mai la porta di casa, cadde in un pozzo artesiano costruito in un terreno adiacente dove stavano costruendo una nuova casa.

Attivati i soccorsi si scoprì subito che il bambino era incastrato a 36 metri di profondità, bloccato in una curva del terreno. Furono fatti numerosi tentativi di salvataggio: dalla tavoletta – che poi rimase incastrata a 20 metri-  per far aggrappare il bambino, agli speleologi che si calarono senza successo, le discese nel cunicolo, a testa in giù, di uomini magri e esili che si offrirono volontari; tra questi Angelo Licheri che arrivò fino ad Alfredino, senza purtroppo riuscire a salvarlo. Straziante il ricordo di  mamma Franca, che chiamava il figlio dall’imboccatura del pozzo.

Il corpo senza vita fu recuperato quasi un mese dopo la morte, i funerali si svolsero a Roma e Alfredino fu sepolto al Verano dove oggi  qualche vigliacco senza memoria e senza rispetto ha deciso di disegnare undici svastiche con un pennarello nero. La scoperta, secondo quando riportato dal TG regionale Lazio, è stata fatta da una signora che stava andando a far visita ad un proprio defunto.

Dopo lo sgomento, lo sdegno e la rabbia per questa ignobile azione, c’è da auspicare una rapida individuazione dei colpevoli e la loro giusta condanna.

di Nicoletta Iommi

 

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