Chi era Emanuele Piazza?
Una storia che tenta di non farsi dimenticare dal 1990
Emanuele Piazza è scomparso in una sera di marzo del 1990, da casa sua, a Sferracavallo. L’indomani quando andarono a cercarlo, in quanto in ritardo ad un incontro familiare, il padre e il fratello si resero conto subito che qualcosa non andava per il giusto verso. Il cane sembrava affamato, della pasta scotta e del giorno prima giaceva in cucina, ormai colla. Sembrava il luogo da cui qualcuno si era allontanato in fretta, senza pensare alla cena, al cane, ad avvisare.
Da quel 16 marzo non si ebbero più notizie di lui. Svanito nel nulla, per sempre. Il padre si decise immediatamente a presentare denuncia alla polizia, proprio per la stranezza dell’assenza imprevista del figlio da casa. Quel figlio che inutilmente avevano atteso per festeggiare il compleanno del padre e che non si sarebbe mai assentato senza avvisare.
In un primo momento la sua scomparsa fu riferita, dai suoi superiori, ad una fuga d’amore all’estero, un allontanamento legato a passione. Il padre per mesi cercherà di spingere le ricerche in un altro senso, ma gli fu richiesto sin dall’inizio di mantenere un profilo basso.
La notizia però della strana sparizione venne alla ribalta, poco tempo dopo, grazie ad un’inchiesta di Franco Viviano, giornalista de La Repubblica, che spinse il padre a parlare, a raccontare di quel figlio svanito nel nulla, della sua attività.
Un’anomalia della vicenda, in seguito alla diffusione della notizia, fu la scoperta che della denuncia presentata dal padre, il giorno stesso della scomparsa del figlio, altre autorità, carabinieri compresi, ignorassero l’esistenza. L’interesse suscitato dall’inchiesta sull’accaduto portò quindi delle conferme, grazie anche all’interessamento di Giovanni Falcone.
Tra queste quella di rilievo fu la conferma che il giovane, come rivelato al giudice dal Malpica, direttore del Sisde, da qualche mese (tra novembre 1989 e febbraio 1990) stava in effetti prestando la sua attività presso quell’ente, come agente segreto in prova, con il compito, non immune da rischi, di ricercare i latitanti.
I suoi legami però con il quartiere San Lorenzo, le sue conoscenze dirette con la gente del luogo, ne avevano quindi fatto probabilmente un elemento pericoloso e inviso a Cosa Nostra.
Un incontro casuale tra Emanuele Piazza e un suo amico, Francesco Onorato, notato da Salvatore Biondino, boss della zona, ne accelerò la fine. Francesco Onorato, infatti, oltre che essere amico di Piazza da lungo tempo, era anche un killer di cosa nostra, appartenente al clan di Partanna Mondello, fatto sicuramente non noto a Emanuele Piazza, che fu costretto dal boss Biondino a tradire l’amico, per mantenere fede a Cosa nostra e, probabilmente, per non essere a sua volta ucciso.
Francesco Onorato, successivamente pentitosi, avendo partecipato all’omicidio del Piazza, ne raccontò, in tribunale, nei dettagli, la fine. Emanuele quel giorno fu da lui stesso condotto con l’inganno nello scantinato di un mobilificio, dove ad attenderlo erano presenti Biondino con altri uomini. Fu bloccato, trascinato per terra e strangolato. Successivamente il suo corpo, trasportato in una località vicino Capaci, fu disciolto nell’acido.
Probabilmente le azioni da lui messe in atto, nella ricerca dei latitanti lo avevano fatto notare e condannare a morte. Probabilmente fu tradito, ma pare non da Francesco Onorato che mai aveva rivelato il legame di amicizia tra lui e lo “sbirro” a Cosa Nostra. Salvatore Biondino però sapeva che quel Piazza era un agente segreto, sapeva che si stava muovendo, sapeva che era un infiltrato. Resta da capire chi poteva averlo avvisato.
Se anche oggi si sa che fine ha fatto il giovane agente, il condizionale nella storia di Emanuele Piazza resta d’obbligo, perché di lui si parlò anche in relazione alla vicenda dell’attentato all’Addaura contro Giovanni Falcone, sventato per una serie di casualità o interventi che impedirono all’esplosivo di detonare e uccidere il magistrato. Si potrebbe anche pensare che Emanuele Piazza e Nino Agostino (ucciso con la moglie Ida Castelluccio poco tempo prima della scomparsa di Piazza) avessero scoperto qualcosa, qualche legame da tenere nascosto con persone insospettabili e che per questo furono uccisi entrambi. L’unica cosa che resta certa è che sono morti per mano di killer e che di Emanuele Piazza, di cui si sono individuati mandanti ed esecutori, non sarà mai possibile ritrovare il corpo.
di Patrizia Vindigni