Governo bicefalo, o solo campagna elettorale 2.0?

Comunque, il contratto non può dare risposte, perché non le cercava       

Un po’ scimmiottando l’ultima Grosse Koalitiontedesca, in Italia dopo l’impasse seguito alle ultime elezioni, ci siamo inventati il Contratto di Governo, ovvero un modo per provare a tenere legate due forze politiche, alquanto diverse. L’idea, sicuramente nuova solo per il Belpaese, non sarebbe stata di per sé sbagliata, ma data la natura dei contendenti (entrambi pressappochisti, gli uni radicati sul territorio e strutturati in modo capillare, gli altri tenuti assieme da un blog e dal loro capo carismatico), era evidente che la trattativa ed il documento finale, sarebbero stati solo una pagliacciata: pescare un po’ in un programma elettorale, un po’ nell’altro, lasciando molti aspetti concreti rilevanti (tipo le coperture economiche?) senza reali fondamenti e ponendo a capo dei ministeri personaggi più schierati che preparati, non era il modo migliore per creare le basi per un governo collaborativo, intento a lavorare per il paese, rispettando gli accordi presi; già dai primi proclami, dalle prime “uscite” dei leaders, si capisce bene che questo esecutivo è stato creato per dimostrare di essere in grado di costruire una squadra di governo, ma soprattutto per un nuovo livello di campagna elettorale, in cui mostrare i muscoli e raccattare consensi sia nella propria coalizione originaria, sia in campo avversario, come pure schifando e annichilendo gli oppositori. E per campo avversario, sia chiaro che s’intende anche lo schieramento dell’alleato di governo…

Ovviamente è ancora presto per pretendere fatti concreti. Fin qui questo governo autodefinitosi “del cambiamento”, si è distinto più per sparate populisticamente antieuropee e xenofobe, che per un lavoro vòlto a mettere in pratica il famoso contratto, ovvero per migliorare la vita dei cittadini. Ma è già abbastanza chiaro che la rozza concretezza della Lega sta annichilendo i “giovani ragazzi grillini”, vincendo a suon di sondaggi questa campagna elettorale-due-punto-zero.

Con un Premier sconosciuto e obbligato di volta in volta a sentire le due teste dell’esecutivo (Di Maio e Salvini), c’è rischio di non andare da nessuna parte, tanto più che nel famoso Contratto di Governo, non è che poi siano state ben definite delle strategie e delle linee guida omogenee da seguire. Il plauso con cui i sostenitori delle due forze politiche lo hanno accolto, in realtà non ha molto senso, perché in esso non c’è la base di una convivenza programmatica in un Governo, non ci sono le soluzioni per il paese. Quel contratto è un insieme di parole d’ordine per ricominciare la campagna elettorale, passando allo stadio successivo, cioè quando i giallo-verdi saranno riusciti a fare qualche riformina populista a costo zero (…), ben guardandosi dal provare ad effettuare quelle serie e costose, incrementando il proprio bottino elettorale.

Ad integrazione della campagna elettorale di origine contrattuale, che sembrerà così istituzionale, poi ci penseranno le sparate mediatiche e quegli atti ministeriali inconsulti, con cui alzare i toni dello scontro, per la campagna elettorale parallela, quella che verrà condotto con le medesime tecniche di quando i movimenti ora al governo, stavano all’opposizione. Pure qui si lavora l’opinione pubblica “a costo zero”, perché per questi figuri il destino di una nave d’immigrati a spasso per i mari, della vita di un gruppo di seicento esseri umani in fuga dall’orrore, non vale nulla.

Quel contratto, esattamente come quello firmato da Berlusconi anni fa, è pura propaganda, è praticamente carta straccia, perché in esso  non c’è nulla di realmente attuabile che sia destinato a riportare un briciolo di equità sociale, che rimetta in sesto il potere d’acquisto degli stipendi e che assicuri ai cittadini il giusto livello di servizi, commisurato ai bisogni della collettività. Quel contratto è un po’ come il governo che ne è espressione, bicefalo, ovvero con due teste che guardino in direzioni differenti e che, alla fine, non portino da nessuna parte. L’unico modo per cui questo documento possa dare risposte (seppure pressappochiste, o sbagliate) è che alla fine prevalga una delle due forze politiche, che decida una delle due teste. Ma, dato il livello di preparazione dei due schieramenti, non si sa in quale dei due si dovrebbe sperare…

di Mario Guido Faloci

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