La fine del Ramadan si festeggia in parrocchia

Settembre 1939, mentre i primi lampi dell’odio globale instillato dai totalitarismi iniziano a scuotere l’Europa, il poeta britannico Wystan Hugh Auden , in una delle sue più note poesie, scriveva: “Hunger allows no choice / To the citizen or the police / We must love one another or die”. “ La fame non lascia scelta / Al Cittadino né alla polizia / Dobbiamo amarci l’uno con l’altro o morire”.

Sono passati 78 anni, l’Europa ha cambiato volto, il mondo ha cambiato volto. I totalitarismi, così come il Novecento ce li aveva fatti conoscere, non esistono più. L’imperialismo, col suo strascico di sangue, ha cambiato d’abito ma la fame, quella fame che non lascia alcune scelta se non quella di amarci l’un l’altro o di perire sotto l’odio non è cambiata. Per noi europei del XXI secolo la fame ha il volto delle centinaia di migliaia di uomini, di donne e di bambini che hanno attraversato e attraversano il Mar Mediterraneo. Stipati sui barconi, quelli più fortunati. Galleggianti come fantocci senza più una storia, quelli a cui il mare ha sottratto anche il nome.

“La fame non lascia scelta”. La loro fame, la nostra fame che con troppa facilità spinge tanti di noi ad attaccarsi agli istinti più bassi dell’esclusione, dell’odio sociale, del disprezzo in una lotta tra poveri che giova solo a chi sulle disgrazie di popoli interi sta tentando di edificare la proprio ascesa politica.

“Dobbiamo amarci l’uno con l’altro o morire”, qualcosa del genere deve essere passato nella mente di Don Armando Zappolini, Presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza, quando ha deciso di organizzare una festa per la fine del Ramadan in una parrocchia del piccolo comune di Perignano, in provincia di Pisa.

Una festa che si è svolta sotto il campanile della Chiesa di Santa Maria Assunta a cui ha fatto seguito una cena, organizzata dalla comunità parrocchiale di Perignano insieme alla Cooperativa sociale Il Cammino e all’associazione Bhalobasa . A partecipare all’evento i settanta richiedenti asilo di fede musulmana accolti dalla comunità insieme ai cittadini cristiani e atei della piccola cittadina.

L’iniziativa, che è al suo secondo anno di vita, ha la scopo di lanciare un segnale rivolto non solo al mondo religioso ma anche a quello politico. Laddove si realizza concretamente un incontro e una conoscenza tra culture diverse, che passa dunque attraverso atti concreti di integrazione, l’odio su cui tanta attuale politica conta di costruire la propria fortuna muore. “Qui in canonica anni fa abbiamo dato spazio persino ad una scuola di formazione islamica. Abbiamo un’altra visione della vita”, spiega Don Zappolini, che da anni promuove iniziative di sensibilizzazione ai temi dell’accoglienza e dell’integrazione. Perché, come spiega ancora, “ L’umanità è la cifra minima di apertura”.

Perché la violenza non si combatta con la vendetta e la fame non si trasformi in una via verso l’odio.

di Martina Annibaldi

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