Le vite degli altri – Florian Henckel von Donnersmarck

Camillieri

Non era semplice parlare di guerra fredda, spionaggio, censura, funzionari corrotti ed ottusamente votati alla causa del partito e, contemporaneamente, inserire una storia umana, troppo umana, e dai connotati intrinsecamente romantici ma il regista ci riesce in pieno ed il contrasto funziona ed emoziona. La violenza è solo minacciata, mai ripresa, gli ideali, le aspirazioni umane, le bassezze, tutto questo è mostrato con cruda discrezione, senza mai indugiare, senza mai mostrare tutto ciò che si poteva, ritagliando uno spazio per lo spettatore e per le sue domande, quelle stesse che lo portano a empatizzare coi protagonisti, a chiedersi se la molla che porta il capitano Gerd Wiesler a rinnegare tutto quello in cui ha sempre creduto, sia l’amore per lei o una riscoperta affinità con animi più sensibili. O come possano interpretare, i protagonisti, i silenzi di Christa-Maria.

C’è spazio per tutto, forse perché i tempi sono dilatati oltre ciò che apparrebbe più giusto o forse perché ci sono cose che non vengono dette (come il sentimento non chiaro di Wiesler verso Christa-Maria) ma vengono comunque comunicate attraverso gli sguardi e l’intensità dei due più carismatici interpreti di questa pellicola che valgono da soli la visione del film.

Da un lato Ulrich Muehe che, senza far torto a nessuno, si potrebbe definire il Kevin Spacey teutonico. Ha espressività da vendere, il suo volto emana umanità e sembra pullulare di impercettibili vibrazioni che comunicano di volta in volta emozioni diverse e non sempre chiaramente determinabili. È un vero peccato che sia morto così presto e non ci sia stato il tempo di sfruttarne ancora le grandissime capacità per lo più manifestate solo in ambito nazionale. Nel cast, il migliore senza ombra di dubbio.

Dall’altro lato, l‘affascinante Martina Gedeck, una meraviglia da cui è impossibile staccare gli occhi di dosso. Bella, sensuale, magnetica, intensa, statuaria. Anche lei, ahimè, sfruttata troppo poco nell’ambito del cinema internazionale ma molto amata in patria.

La storia è romantica e forse poco realistica ma viene collocata all’interno di un contesto tanto brutale e vero che non ci si accorge più di dove possa finire la finzione e dove iniziare la realtà, sia in senso negativo che positivo. La colonna sonora non aiuta a sostenere il ritmo, essendo basata su brani di repertorio classico che comunque sottolineano bene le atmosfere; ci sono pause morte, silenzi che talora sembrano di troppo ma per il resto il film scorre bene, ha dei momenti di grande intensità umana, delle fasi tensive ed emozionanti ed un finale comunque notevole.

di Marco Camillieri

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