Donald Trumpini

Camillieri

Immaginate per un attimo di sommare il becero populismo di Salvini, la smodata brama di potere, l’egotismo e la simpatia di Silvio Berlusconi e la mancanza di stile e di aplomb di Matteo Renzi. Non sto parlando di un videogioco alla Resident Evil, molto peggio: sto parlando di uno dei possibili candidati alla Casa Bianca, Donald Trump.
Questo simpatico fenomeno da baraccone, in suolo americano veniva considerato come il leghista di turno. Un esuberante ignorante che dava spettacolo nei comizi, ruttava razzismo, sventolava il parrucchino come una bandiera a stelle e strisce, minacciando guerra al terrorismo. Un Salvini d’oltre oceano, uno di quei classici tipi che urla “armiamoci e partite” ma sviene alla vista di un trapano da dentista. Giocattolo.
Quando però il parruccone comincia a vincere e si aggiudica ben tre stati, la cosa comincia a diventare preoccupante: può diventare il candidato del suo partito. Ergo: è un potenziale Presidente degli Stati Uniti e questo gli darebbe accesso alla famigerata Stanza dei Bottoni.
È a quel punto che John Oliver, conduttore di una popolare trasmissione satirica, decide di interessarsi a Trump e smascherarlo.
Emerge così il quadro di cui sopra, di un personaggio sopra le righe, intrinsecamente gretto e fortemente bugiardo, sceso in campo per il bene dell’America. Molti cittadini, intervistati, diranno di lui “se guida il Paese come guida le sue aziende, io lo voto”. Vi ricorda qualcuno?
Ciò che gli americani non sanno è che Donald Trump le sue aziende le ha ereditate, che è riuscito a mandare in malora milioni di dollari, che ha legato il suo nome a marchi che sono affondati poco dopo essere stati immessi nel mercato. Anche come imprenditore è una ciofeca, millanta un patrimonio che non ha e ha perso due volte una causa a chi ha fatto i conti nelle sue tasche, dimostrando le sue bugie. Gli atti processuali hanno del comico, Donald Trump ammetteva candidamente che le stime sul suo patrimonio si basavano su, testuale, “mie sensazioni che, tra l’altro, possono cambiare da un giorno all’altro”. Capite la pericolosità di quest’uomo? Stima il suo patrimonio a occhio e denuncia pure chi si permette di farlo sui numeri. C’è chi si è occupato di scansionare 77 sue affermazioni, rilevando che il 76% di esse contenessero menzogne piccole o grandi.
Tutto il successo di Trump è un’enorme bolla di sapone che rischia di scoppiare come un fungo atomico.
Persino il suo nome, secondo ricerche araldiche, sarebbe stato modificato traendo origine da un goffo Drumpfs.
Se, durante tre lustri di Berlusconi, noi abbiamo visto far danni solo al nostro Paese, con Trump il rischio è di molto più corposo. È un uomo che cita Mussolini, che raccoglie il consenso del Ku Klux Klan ma non vi ho detto ancora tutto. Il peggio l’ho lasciato per la fine: se non vi bastasse questo, ad attestare che sia un politico fanfarone e cazzaro, è arrivato il diploma sul campo.
Matteo Salvini, siccome non aveva niente da fare al Parlamento Europeo, è volato a Filadelfia a incontrarlo. Per la cronaca si è anche fatto una foto sotto la statua di Rocky, regalando un effetto prospettico, della sua testa che fa capolino dai calzoncini del campione, meraviglioso.
Spero che questo svegli finalmente le coscienze degli americani, se Salvini ha preso un biglietto aereo per incontrare Trump vuol dire due cose. O Trump rappresenta un mezzo per farsi campagna elettorale da due soldi oppure Salvini ha di nuovo fatto confusione con le città e, al posto di Strasburgo, ha chiesto un biglietto per Harrisburg. Il che è nettamente più plausibile.

di Marco Camillieri

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