Triumphs and Laments: un progetto per Roma
Poliedrico. Se si dovesse racchiudere in un solo aggettivo l’essenza di William Kentridge, non si potrebbe utilizzare vocabolo più appropriato.
Noto per le sue incisioni, libri, collage, stampe e sculture, è famoso in tutto il mondo soprattutto per i suoi film di animazione creati da disegni a carboncino.
Nato a Johannesburg il 28 aprile 1955, l’artista sudafricano studiò presso l’Art Foundation e si specializzò in arte nel 1978.
Nel 1981 si trasferì a Parigi, per studiare teatro a L’École Internationale de Théâtre Jacques Lecoq e dal 1975 al 1991 fu membro della Compagnia teatrale Junction Avenue.
Dopo anni di studi, dedizione ed esplorazioni sui fatti e i personaggi dominanti nella storia della Città Eterna, il suo genio si è finalmente rivelato nella Capitale, con “Triumphs and Laments: un progetto per Roma”. Più di ottanta figure alte quasi dieci metri, che invocano e rappresentano le più grande vittorie e sconfitte dai tempi mitologici ad oggi. In un corteo disegnato a Piazza Tevere e in un’esposizione inebriante al MACRO.
Un progetto multidisciplinare, innovativo e no-profit, promosso da “Tevereterno” e collocato fra Ponte Sisto e Ponte Mazzini, nella cosiddetta “Piazza Tevere” e nel museo d’arte contemporanea romano.
In mostra i bozzetti a carboncino, delle figure ideate dall’artista per i muraglioni lungo fiume. Arte antica, vicende trafugate dalla storia della Chiesa, immagini e personaggi, tra i quali Santa Teresa d’Avila fino all’installazione dedicata alla morte di Pier Paolo Pasolini.
«La mia speranza è che, mentre le persone si troveranno a camminare lungo questi 500 metri, esse possano riconoscere immagini di una storia sia familiare ma anche reinterpretata. E questo rifletterà la maniera complessa nella quale la città si rappresenta. Cercando il senso della storia a partire dai suoi frammenti, troviamo un trionfo in una sconfitta e una sconfitta in un trionfo.»
Per uno spettacolo che fa bene al presente, al passato e al futuro. Dal 17-04-2016 al 02-10-2016.
di Sara Di Paolo
