Libera prescrizione in (poco) libero governo…

Guido falociLe conseguenze le pagano sempre i più deboli

Non è che di questi tempi, il dibattito sulla riforma del processo penale, riesca ad incendiare l’opinione pubblica: giunti agli 80 anni di Re Silvio e cadenti le contestazioni sulle leggi ad personam, sembra che la questione giustizia non sia più di attualità. Eppure, ancora sul tema Giustizia, la raffazzonata ed innaturale maggioranza Renziana, mostra i suoi limiti: come si può riformare il processo penale, sconfessando l’operato e le linee politiche di chi, qualche tempo fa fu il Ministro di Giustizia del governo Berlusconi?
Mentre i titoli dei giornali ed i servizi tv erano tutti per le mancate olimpiadi romane, per la campagna elettorale americana e, soprattutto, per la riforma costituzionale e la legge elettorale, nel silenzio mediatico dei lavori parlamentari, si è consumato l’ennesimo strappo nella maggioranza, su temi ben più concreti.
Mentre gli italiani dibattevano (anche da perfetti inesperti, sul tema) sulla capacità di governare la Capitale da parte del M5S, per la sesta volta gli alleati di Renzi hanno fatto mancare il numero legale, nella votazione d’importanti emendamenti circa la pubblicabilità delle intercettazioni e i tempi di prescrizione, in processi con morti sul lavoro. A questo punto, il Guardasigilli Orlando, ha preferito ritirare gli emendamenti presentati per il Governo, dai senatori Lumia e Casson (ex-giudice), pur di mediare in quest’impasse parlamentare, che rischia di vanificare i lavori di mesi.

Niente di nuovo, si dirà, dato che non è la prima volta che il Governo viene ricattato dai suoi alleati, nel tentativo di portare avanti una riforma sanante gli stravolgimenti del ventennio berlusconiano. Ma, questa volta, tra i temi colpiti in nome della maggioranza, ci sono anche i tempi di prescrizione nei processi per morti sul lavoro e su un aspetto di non poco conto, ovvero il momento in cui parta la decorrenza dei termini: c’è notevole differenza, si prenda in considerazione il momento in cui venga commesso un crimine, oppure quello in cui se ne abbia conoscenza. In pratica, molti processi per morti sul lavoro (basti pensare al caso-Eternit), non avrebbe neanche senso di cominciarli.
Ma se i centristi, restano coerenti alla loro lunga storia politica, non sembrano così le opposizioni, che denunciano questa spaccatura nella maggioranza, invece di appoggiare certi temi sacrosanti: preferiscono lavarsene le mani e acuire lo strappo tra i Democratici ed i Centristi, non partecipando al voto, sperando che tutto ciò contribuisca alla caduta del governo, invece di onorare il mandato parlamentare, portando avanti gli interessi del popolo sovrano.
In tutto questo tatticismo politico, in tutto questo calcolo elettorale, c’è qualcosa che in molti sembrano dimenticare: la vita di molti lavoratori, spesso è appesa al filo dello “spauracchio” di una legislazione che li tuteli. Facendo mancare il numero legale, mentre si discute di un articolo che renda più facile il carcere all’imprenditore colpevole di morti sul lavoro, forse si potrà anche piantare un altro chiodo nella bara di questo governo, ma di sicuro se ne piantano a migliaia, nelle bare dei lavoratori che ogni giorno rischiano la vita, per la spregiudicatezza dei padroni.
Al di là del calcolo politico, di maggioranze e prossime elezioni, è proprio su questi temi che il paese dovrebbe ricominciare a confrontarsi, sulla tutela dei più deboli, di coloro che tengono realmente in piedi questo paese: i lavoratori.

di Mario Guido Faloci