Francesco Panzera: il coraggio di istruire

Istruire non significa solo educare, comprendere le dinamiche di alcune terre può coincidere anche con il coraggio di agire.

Francesco Panzera è un insegnante di matematica e vice presidente del liceo scientifico “Zaleuco” di Locri, in provincia di Reggio Calabria.
Ama passare molto tempo a contatto con gli studenti, rimane sempre un istruttore ma diviene anche un punto di riferimento per i suoi ragazzi, perché non si limita a vederli ma è anche in grado di ascoltarli. E’ giovane a sua volta e probabilmente ha ancora ben impresse nella mente tutte le turbolenze dell’adolescenza e quel bisogno di essere rassicurati che si avverte in alcune fasi della vita.
Negli anni diventa una figura stimata nel paese, il suo pensiero riveste un certo peso ed ha allacciato dei buoni rapporti con la politica locale.

Francesco è uno di quei professori anomali che attribuisce all’istituzione scolastica una funzione attiva, e non passiva ed omertosa: così quando i gruppi criminali cominciano ad introdurre la droga nelle scuole, Panzera si oppone con tutto se stesso. L’obiettivo è quello di salvare la vita di chi già si droga e di chi, pur di procurarsi la dose, inizia a spacciare, divenendo un “venditore di morte”, come li chiama il professore.

Da molti definiti come i “migliori”, gli anni ’80 sono stati un mix contraddittorio di meraviglia e atrocità: camminavamo su le Reebook in sella a fiammanti Vesponi, mangiavamo Hamburger e bevevamo Seven Up, la Sip collegava l’Italia e il Commodor 64 era di ultima generazione, la coppia J-Fox e Lloyd esplodeva in “Ritorno al Futuro”, mentre in tv dominavano Mazinga e l’Uomo Tigre. Capitolo a parte di questo decennio è stata la musica: mentre Jovanotti faceva il suo esordio su cassetta, Michael Jackson impauriva con la sua “Thriller”, Madonna si sentiva una “Virgin”, David Bowie disegnava saette e i Duran Duran, Queen, U2 facevano scuola al mondo.

Ma gli anni ’80 sono stati, anche e soprattutto, l’esplosione dell’eroina: questo fenomeno affonda le sue radici negli anni ’70, ma ha mostrato le sue peggiori conseguenze nel decennio successivo. Inizialmente l’uso di eroina era una forma di opposizione all’establishment politico e i valori consumistici dell’epoca: negli anni ’80 invece la nuova droga si stabilizzò sui gruppi più disagiati della società, nonostante un periodo di generale crescita del Paese. Sia nel primo caso, che nel secondo, a farne le spese maggiori sono stati soprattutto gruppi di giovani.
Un monopolio orchestrato tra governo e gruppi criminali ha decretato il boom dell’eroina, creando un esercito di tossico dipendenti ed esponendo un’intera generazione italiana ad estrema vulnerabilità: se nel 1977 i decessi dati da consumo di oppiacei erano stati 28,000, nel 1982 le vittime di eroina sono salite a 92,000. Non è un caso che ad oggi si parli di “generazione scomparsa”.

Il coraggio di questo insegnante gli ha permesso di andare oltre, di comprendere gli insidiosi meccanismi di gruppo che, come morse, stavano attanagliando i suoi ragazzi: ci sono dei fazzoletti di terra in cui avere la forza di leggere le situazioni ha un peso notevole, richiede una volontà propria solo di alcuni, rari e preziosi uomini.

Denuncia le cosche criminali calabresi che hanno capito che la linfa vitale dello spaccio risiede tra i ragazzi e senza scrupolo alcuno, fanno leva anche sui giovanissimi, quelli più fragili, ancora seduti dietro i banchi di scuola.
I troppi interessi nascosti dietro questi traffici, fanno si che Francesco rimanga solo nella sua denuncia, nella sua difficoltosa battaglia e a nulla servono vecchie amicizie e antiche stime: così una domenica mattina, il 10 dicembre 1982, “Ciccio” viene ucciso davanti casa sua, da una raffica di colpi, ancora oggi ad “opera di ignoti”.

E’ stato definito un “eccellente educatore per tantissimi giovani”, porta il suo nome la via del liceo Zaleuco, la stessa che ha percorso tante mattine, e il laboratorio di Fisica della stessa. Probabilmente però, il merito più grande di Francesco è stato quello di aver compreso il privilegio che si nasconde dietro la sua eletta professione: ha saputo lasciare un segno indelebile nella vita dei suoi studenti, al di là della tragedia che lo ha travolto. Ci sono uomini in grado di andare oltre i nefasti episodi che la vita gli riserva: è uno di quelli che cammina ancora sulle gambe dei giovani, e se anche avesse salvato un solo ragazzo dalle strade della droga, oggi divenuto a sua volta un professore di matematica, il suo sacrificio non è stato vano.

di Irene Tinero

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