Malasanità: una pinza nell’addome

LucaPer raccontare questa storia dobbiamo partire da una cassetta delle poste. E lì che due anni fa Mauro Cellini trova un opuscolo del Ministero della Salute che promuove la ‘Campagna preventiva per il Tumore al Colon-retto’.

Il consulto è gratuito, l’età è quella giusta e – diligentemente – Cellini prenota la sua visita che si conclude, purtroppo, con una diagnosi infausta: carcinoma al colon.

Dopo essersi informato, Mauro Cellini sceglie di operarsi presso un noto ospedale di Firenze che – nel caso di interventi al colon – garantisce l’impiego di tecnologie d’avanguardia e l’utilizzo della ‘robotica’.

Ma nel corso dell’intervento, che doveva durare circa 4 ore per la resezione della parte di intestino interessata dal tumore, qualcosa non va per il verso giusto. La vena iliaca, grande vaso sanguigno della zona pelvica, si rompe causando una grave emorragia. Il bisturi – diciamo così – viene immediatamente tolto ‘dalle mani’ del robot per passare a quelle del chirurgo, che impiega una giornata per portare a termine l’operazione.

Alla fine, quando il giorno dopo Cellini si risveglia, è in terapia intensiva avendo subito l’asportazione di una parte del colon; la ‘pinzatura’ del troncone inferiore alle pareti dell’addome e l’applicazione di un sacchetto esterno al troncone superiore dell’intestino, per consentire l’evacuazione delle feci.

Siamo solo all’inizio della storia, perché trascorsi cinque mesi Mauro Cellini viene invitato a sottoporsi a quello che sarebbe dovuto essere, finalmente, l’intervento risolutivo del suo problema. In sede operatoria gli sarebbe stato tolto il sacchetto e attraverso la ricanalizzazione sarebbero stati ricongiunti i due tronconi del colon.

Anche questa volta, però, il chirurgo si trova ad affrontare un imprevisto. Il troncone inferiore non sembra reggere i punti di sutura: i suoi bordi non tengono e si sfilacciano rendendo difficile la giunzione dei due tratti dell’intestino. Serve un’ulteriore resezione del colon per trovare il punto ‘sano’ che garantisca la tenuta dei punti. Al risveglio Cellini ha ancora un sacchetto che fuoriesce dall’addome.

Serve un terzo intervento anche se – per fortuna – dall’esame istologico del colon e dei linfonodi risulta che il cancro è stato asportato del tutto, tanto che in base ai protocolli non si rende necessario il ricorso alla radioterapia né alla chemioterapia.

Ma nel corso di una TAC di controllo, a due mesi di distanza dall’ultimo intervento, in attesa di quello risolutivo in cui si sarebbe tolto definitivamente il sacchetto esterno, si scopre l’incredibile.

Persino il radiologo stenta a credere ai suoi occhi. Con fare concitato, spaventando a morte il paziente, lo prega di accomodarsi in saletta senza fornire sul momento ulteriori spiegazioni.

Quello che segue è la convocazione immediata dei chirurghi che qualche mese prima hanno effettuato l’intervento, per mostrare loro l’immagine che campeggia sul schermo della TAC. Nell’addome del Sig. Cellini sono rimaste una pinza chirurgica.

La cosa è tanto più grave quanto corre l’obbligo in sala operatoria di contare i ferri prima e dopo l’operazione, per scongiurare eventi come questi.

Per la terza volta, Mauro Cellini – dunque – torna sotto i ferri dove oltre al sacchetto, rimuovono – cosa assurda – la pinza chirurgica dimenticata nel suo addome. Solo il caso ha impedito che lesionasse o perforasse organi vitali interni.

Ci siamo permessi di ricapitolare l’incredibile vicenda di ‘malasanità’ accorsagli, per lasciare l’ultima parola proprio a Mauro Cellini, al quale rivolgiamo solo due domande: quale sensazione Le resta di questa incredibile vicenda? E, infine, cosa pensa di fare: chiederà un risarcimento alla struttura sanitaria?

“La sensazione è che queste cose accadano sempre ad altri o nei film, invece accadono un po’ troppo spesso anche nella realtà. La verità è che ce ne accorgiamo solo quando ci toccano da vicino. Per quanto riguarda l’eventuale richiesta di risarcimento, dopo un iniziale spaesamento, mi sono rivolto al portale “www.risarcimentosalute.it” i cui legali – tra cui l’avvocato Ada Caciagli – mi hanno consigliato sul da farsi, considerando anche l’ipotesi di rivalermi contro la struttura sanitaria per il danno morale.”

Grazie, con i migliori auguri da parte di Stampacritica

di Luca De Risi

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