In nome di Dio: la Svizzera e la scelta sul fine vita.

Mentre il Parlamento italiano rinviava nuovamente la discussione sul cosiddetto “testamento biologico”, un altro caso ha riportato l’attenzione della cronaca sul tema della libertà di scelta sul “fine vita”. Certamente il caso di Fabiano Antoniani (Dj Fabo) è diverso da quelli di Eluana Englaro o Piergiorgio Welby, ma affatto uguale è la situazione di stallo della nostra società su questo delicato problema. Poiché non voglio aggiungere le mie alle chiacchiere spesso confuse piovute da più parti sull’argomento, vi racconterò un paio di cose che possono sembrare fuori tema ma, forse, non lo sono.
La prima è questa:
“In nome di Dio Onnipotente….
Consci della loro responsabilità di fronte al creato…”.
Queste due brevi frasi non sono l’incipit di una preghiera; non sono la premessa di un’omelia religiosa. Di che cosa si tratta?
Così inizia la Costituzione della Confederazione Elvetica*. Né si tratta di cosa antica, scritta ai tempi dei “Re per grazia di Dio”: no, è una costituzione modernissima, datata 18 aprile 1999.
Sta a significare che per quel popolo (e per i suoi rappresentanti) alla base della convivenza civile e delle regole generali della politica (questo è, in fondo, una costituzione) c’è un riferimento alto; c’è la consapevolezza della nostra responsabilità verso il Creatore e la Sua opera. È un po’ come dire: le nostre leggi devono rispettare Dio, l’umanità intera e la natura che ci circonda.
Voglio dire che gli svizzeri non sono atei, né indifferenti al fatto di essere subordinati a un Essere Supremo, che anzi pongono a fondamento della loro società. Con ciò, riconoscono alla loro vita civile – della quale la costituzione è il principale riferimento – un carattere sacro.
Ebbene, la Svizzera ha leggi chiare non soltanto sul testamento biologico, ma anche sul suicidio assistito. Non si ritiene, da quelle parti, che tali leggi siano contrarie alla fede in quel “Dio Onnipotente”, sul cui nome si fonda la loro società. Altrimenti, sarebbero leggi incostituzionali.
Ecco perché Fabo Antonioni è dovuto andare in Svizzera.
Da noi, si litiga ancora sul diritto a rifiutare le cure, nei casi in cui queste siano del tutto inutili, se non a prolungare di un breve periodo non tanto la vita, quanto il dolore. Non è un paradosso che, in Italia, il movimento d’opinione più fortemente limitativo dei diritti individuali sul “fine vita” si ispiri a principi religiosi? Come se gli svizzeri fossero meno credenti di noi. Come se aver fede impedisse di considerare con rispetto il diritto a non esser più curati.
La seconda cosa è più banale e riguarda il motivo di maggior contrasto al disegno di legge sul “testamento biologico”.
Nella mia attività di medico, molto spesso ho utilizzato forme di nutrizione artificiale per pazienti che, per diverse ragioni, non erano in grado di nutrirsi. Ogni volta, ho dovuto chiedere – obbligatoriamente, a norma di legge – il consenso al paziente (o ai familiari) informandoli dei rischi e benefici della metodica. Perché si tratta di un atto medico, che può essere accettato o rifiutato. E altrettanto spesso ho consultato testi ed articoli scientifici relativi all’argomento, dove si parla delle tecniche necessarie e delle possibili complicanze di una metodica che si definisce, nella letteratura medica, “nutrizione clinica”: termine che esplicita in modo incontrovertibile la differenza tra il nutrirsi normale e fisiologico, e questo modo artificiale che altro non è che un moderno mezzo di cura.
Come tutte le cure, non può mettersi in atto senza il consenso informato del paziente. E può essere rifiutata, se si preferisce arrendersi al corso naturale delle cose. Si sarebbe detto, un tempo: arrendersi alla volontà di Dio, cessando le ormai vane interferenze dell’uomo.
Ma, infine, non c’è un po’ di ipocrisia nel dire che le cure si possono rifiutare, ma il nutrimento no? Era forse ateo il Mahatma Gandhi, che utilizzò come strumento di protesta non violento lo sciopero della fame? Non era uomo di fede? Non aveva rispetto per la vita?

di Cesare Pirozzi

*Costituzione federale della Confederazione Svizzera del 18 aprile 1999
Preambolo
In nome di Dio Onnipotente,
Il Popolo svizzero e i Cantoni,
Consci della loro responsabilità di fronte al creato….
…Coscienti delle acquisizioni comuni nonché delle loro responsabilità verso le generazioni
future,
Consci che libero è soltanto chi usa della sua libertà e che la forza di un popolo si
commisura al benessere dei più deboli dei suoi membri,
si sono dati la presente Costituzione

Print Friendly, PDF & Email