Omicidio Agostino: c’è l’intreccio mafia-Servizi

Nino Agostino era un agente di polizia assassinato, insieme alla moglie Ida Castelluccio, il 5 agosto 1989, il poliziotto fu ucciso l’estate dell’arresto di Totuccio Contorno. Era la stessa estate degli anonimi del Corvo e del fallito attentato alla villa di Giovanni Falcone, all’Addaura, dove il commissariato di Agostino svolgeva servizi di vigilanza. Gli indagati sono i mafiosi Nino Madonia e Gaetano Scotto, è indagato anche l’ex poliziotto Giovanni Aiello detto “Faccia di Mostro”. I pm hanno chiesto l’archiviazione, ma la Procura Generale di Palermo, con a capo Roberto Scarpinato, ha avocato l’indagine perché intende approfondire.
Troppe lacune nelle indagini, secondo le parti civili, “non hanno esperito neppure gli approfondimenti già attivati da questa Procura Generale a seguito della prima avocazione, poi revocata dalla Cassazione. C’è la necessità di “sviscerare ulteriormente le prove già acquisite, alla luce delle nuove, per cogliere meglio le connessioni tra le diverse parti dell’istruttoria”, per questo motivo il Procuratore Generale di Palermo, Roberto Scarpinato, ha impugnato per la seconda volta l’inchiesta sull’omicidio dell’agente Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio.
Quando una indagine viene avocata per ben due volte, sicuramente c’è una contrapposizione tra procure, quella guidata da Francesco Lo Voi e i pm che tra l’altro indagano anche sulla trattativa Stato-mafia che avevano chiesto di archiviare. Ma per la Procura Generale non è così. Riprendono, quindi, le indagini e si torna ad indagare sul ruolo degli apparati nel delitto Agostino. Il padre del poliziotto ucciso, Vincenzo Agostino, spera che la nuova indagine arrivi alla verità e dimostri che dietro quel barbaro assassinio non c’è solo la mafia, ma anche l’ombra dei servizi. Questo l’obiettivo di Scarpinato: capire l’intreccio tra mafia e servizi che infuocò l’estate del 1989. L’arresto di Totuccio Contorno, gli anonimi del Corvo e del fallito attentato all’Addaura, che lo stesso Falcone attribuì “a menti raffinatissime”.
Il Procuratore Generale sostiene la necessità di seguire altri filoni di indagine sui tre indagati, anche perché le dichiarazioni dei pentiti Giovanni Brusca e Oreste Pagano, sono “meritevoli di più approfondite valutazioni”. Brusca dichiarò che Totò Riina attribuiva l’uccisione di Agostino ai Madonia, lasciando intendere che fosse un delitto d’apparato. Lo stesso Pagano riferì di aver saputo che Scotto aveva ucciso un poliziotto perché aveva scoperto collegamenti fra i boss e elementi della questura.
L’avvocato di parte civile, Fabio Repici, (che rappresenta insieme a Ingroia i familiari di Attilio Manca) nella opposizione alla archiviazione, evidenzia degli elementi importanti per una nuova indagine; il più importante è un rapporto della Dia dell’aprile 2016 (che riprende una informativa della Squadra Mobile, datata 1989 ma riscoperta solo ora) dove è scritto che il commissariato San Lorenzo, quello di Agostino, aveva disposto la vigilanza della casa al mare di Falcone nel periodo dell’attentato all’Addaura, e che ha trovare l’esplosivo sulla scogliera, il 21 giugno 1989, furono i poliziotti di quel commissariato, circostanza finora sempre esclusa.
Ricostruire le vicende di quei giorni non sarà facile, ma Scarpinato ci vuole provare a capire i movimenti di Agostino in quei giorni, che era anche incaricato di scortare l’ex neofascista Alberto Volo, all’epoca teste di Falcone che batteva la “pista nera” sul delitto Mattarella. L’avvocato Repici sottolinea anche che non sono ancora stati acquisiti gli accertamenti dei pm nisseni sulle tracce biologiche presenti in una muta e in un borsone rinvenuti all’Addaura. In quei reperti fu individuato il Dna del mafioso Angelo Galatolo.
Roberto Scarpinato, Procuratore Generale di Palermo, con la prima avocazione dell’omicidio Agostino, aveva disposto l’acquisizione di quegli accertamenti dei pm nisseni, ma quella avocazione fu annullata dalla Cassazione e il fascicolo fu restituito alla procura. Ora il Pg ci riprova ad avviare nuove indagini sulla base di nuovi convincimenti e nuovi elementi che possono chiarire il ruolo dei servizi nella estate del 1989 quando fu ucciso l’agente di polizia Nino Agostino e sua moglie Ida Castelluccio.

di Claudio Caldarelli

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