Le donne del Comado Plath unite contro la discriminazione e gli abusi

Lo scorso 29 agosto nasce El Comando Plath, per mano della poetessa peruviana Victoria Guerrero. Si tratta di un gruppo femminista che, attraverso diversi atti e manifestazioni, denuncia la violenza sulle donne, gli interminabili abusi da parte degli uomini maschilisti e le disuguaglianze di genere nel mondo dell’arte e della letteratura.

Victoria grida al mondo che il Perù è un Paese di “violentatori”.

“Siamo stufe!” sostiene la donna. “Stufe dei maschilisti che dicono di tenere alla propria coppia ed alla loro donna, ma poi di nascosto stanno insieme ad altre due, tre. Stufe, di quelli che insabbiano la realtà. Stufe di chi aggredisce fisicamente e psicologicamente. Stufe di quelli che, nel mondo della cultura, rendono invisibili donne che solo al pari loro.”

Il Comando Plath è un poema-manifesto: uno spazio nato per denunciare e dare visibilità ai molestatori fisici e psicologici, dentro e fuori i social media.

Sulla Home page del blog del Comando è ben visibile questo messaggio: “Siamo un gruppo di donne scrittrici, artiste ed intellettuali. Il Comando Plath è tutte noi.”

Una delle azioni del Comando si chiama Agresores Insanos (Aggressori Folli): si tratta di un post sul blog, in cui diverse donne denunciano pubblicamente le aggressioni degli uomini in ambito artistico e culturale. Una di queste denunce è quella di Ana Cecilia Rodrìguez contro lo scrittore Rodolfo Ybarra. Da quella denuncia sono iniziate le rappresaglie. C’è persino stato un hackeraggio nei confronti della pagina web del Comando e dei racconti di molte donne.

Evidentemente, questo “movimento femminista” inizia a dare fastidio, soprattutto perché mette in piazza fatti sconvenienti che riguardano persone anche famose in Perù. Si sa, il web ha una potenza micidiale e la velocità di notizie “scandalose” è enorme.

Il Comando è in piedi da pochi mesi, ma la partecipazione è molta, come molte sono le “lotte” che intraprende per mettere in luce e risolvere le problematiche di molte donne del Paese.

di Ludovica Morico